L’India è un paese variopinto, stravagante, immenso e pieno di personaggi in odor di santità come l’illustre guida Bindeshwar Pathak , un geniale 70enne che descrive sé stesso come “il missionario dei servizi sanitari”.
L’indiano con il nome semi – impronunciabile non è un medico e il complemento dei servizi sanitari non è riferito all’ambiente ospedaliero, ma è relativo ai “cessi”, alle toilette per dirla con i francesi.
Pathak è una guida dell’organizzazione no profit indiana Sulabh International che gestisce the International Toilet Museum di Delhi. Un vero e proprio museo istituito nel 1992, dove vengono repertati questi monumenti della moderna civiltà.
Nulla è più utile del superfluo appuntava Oscar Wilde, viceversa niente è superfluo più dell’utile così l’avveniristica galleria risplende di questi preziosissimi cimeli, oggetto di tanta goduria per le creature umane.
Le maggiori attenzioni e fotografie vengono catturate dal “cesso” Harrapan. Un sanitario dalle sembianze moderne, con tanto di sciacquone, trovato vicino all’Indus Valley in India. La civiltà che costruì questa famosa latrina, esisteva 4.500 anni fa.
Ogni politico indiano dovrebbe prendere una fotografia di questa bellezza: il primo cesso del Pianeta Terra. Sebbene l’India a breve spedirà il primo uomo nello spazio, le autorità indiane hanno fallito nel proposito di costruire sanitari per tutti.
Entro il 2015 l’India ha l’ambizioso piano, inserito nel Millennium Development Goal delle Nazioni Unite, di provvedere toilette per la metà del suo miliardo e oltre di abitanti.
“Cerchiamo di andare su Marte e non abbiamo i soldi per i servizi igienici” reclama giustamente Mr. Pathak. E’ assurdo, ma è cosi. L’India ha un grandissimo problema di “cattiva igiene”.
Il censimento del 2011 denota questa mancanza riportando che 4.861 città non dispongono di un adeguato sistema fognario (dimentichiamoci dei villaggi che non sono stati presi in considerazione).
La metà degli indiani sono obbligati a defecare all’aria aperta. Il risultato, acque reflue inquinate diffondono ogni sorta di malattie come encefaliti e diarree.
Le statistiche ufficiali prevedono che circa 150.000 bambini, moriranno di diarrea nel 2014. I miserabili servizi sanitari sono la grande ragione del fatto che molti indiani, malgrado l’apporto di sufficienti calorie nutritive, restano rachitici e sciupati dalla malnutrizione.
Il problema è insito nella vita sociale dell’ex colonia della ricchezza comune (Commonwealth) che lo Stato di Nuova Delhi dona sussidi di circa 9.900 rupie (160 dollari) ha chi progetta di costruire un cesso.
Corruzione e inefficienza minano questi lodevoli propositi e i fiumi sacri indiani rischiano sempre di più di essere veicoli di malattie e minacce per l’igiene pubblica.
Le elezioni democratiche indiane di maggio saranno le più grandi del Pianeta Terra e coinvolgeranno 800 milioni di cittadini di cui 150 milioni che voteranno per la prima volta.
L’affare delle latrine infiamma l’attualità politica tanto che il governatore del ricco Stato del Gujarat, Narendra Modi, uomo forte del partito dell’opposizione Bharatiya Janata Party ne ha fatto uno slogan da campagna elettorale “più cessi , meno templi”.
Non ci resta che cantare: “Evviva i cessi … sian benedetti, evviva i bagni le toilette e gabinetti”.
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