Un mio vecchio professore di politica economica spiegava l’indice di Gini come un misuratore della concentrazione della ricchezza nazionale.
Aggiungeva che compito dello Stato è provvedere ad una equa redistribuzione della ricchezza, anche al fine di garantire la pace sociale e la convivenza.
Premetto a scanso di equivoci che io non credo più alle illusioni e agli inganni protocomunisti (e neanche quel mio professore era un comunista; magari sarà stato un keynesiano, non so;).
Però sono fermamente convinto che se i ricchi non danno di loro spontanea volontà( ad es. pagando le imposte e facendo beneficenza) allora lo stato deve intervenire seriamente a riequilibrare la distribuzione della ricchezza nazionale.
Sono per il riconoscimento della intraprendenza, delle capacità imprenditoriale e dell’impegno lavorativo; e di converso son contrario ad ogni tipo di livellamento reddituale (abbiamo ben visto come deprima l’economia e gli animi, il credo comunista e le applicazioni dell’ideologia del socialismo); ma ritengo intollerabile che il 20% della popolazione mondiale possieda l’80% della ricchezza globale.
So benissimo di essere un sognatore ma insisto nel credere che le ricchezze della Terra siano di tutti i suoi abitanti e che sia un grave crimine escludere dal benessere miliardi di persone.
Ci sarà pure una terza via tra il capitalismo evasore, sfruttatore ed egoistico ed il comunismo becero e depressivo?
Io penso che questa terza via l’abbiano tracciata Leone XIII e Giovanni Paolo II con la Dottrina sociale cattolica.
Ma naturalmente tutte le idee e i contributi sono utili, purché tengano conto dei bisogni di tutti.