Non possiamo relegare al mero concetto di “profitto” l’area semantica della parola “lavoro”.
Dal lavoro passa la VITA di ogni uomo, compresi la sua dignità e il suo valore.
Questa, in estrema sintesi, la più diretta riflessione che scaturisce dall’ultimo film di Giuliano Montaldo, L’industriale, presentato con successo al 6° Festival Internazionale del Film di Roma.
Un superbo Pierfrancesco Favino veste i panni di Nicola Ranieri, un quarantenne alle prese con l’azienda di famiglia – neanche a dirlo – in piena crisi economica. Strangolato dai debiti, alla ricerca di qualche asso nella manica che possa salvarlo e incupito da una moglie bella ma dal cuore tiepido, l’industriale dovrà mettere in campo tutti i mezzi – leciti e non – per riacciuffare con efficace risolutezza tutto ciò che è sul punto di perdere.
Il doppio binario famiglia/lavoro mette in luce pregi e difetti di un uomo che deve moderare il proprio super ego con il pragmatismo necessario alla sopravvivenza. Del resto, sulla terra non sembra esserci più spazio per l’integrità letteralmente intesa: l’ostinazione assoluta – molto più della correttezza scrupolosa- è la più grande virtù dell’eroe moderno.
Torino fa da sottofondo alla vicenda: la memorabile fotografia firmata da Arnaldo Catinari mostra una città plumbea e fredda, a puntellare le note dolenti del film. La musica è di Andrea Morricone e la scenografia è di Francesco Frigeri.
A tre anni da “I demoni di San Pietroburgo”, Giuliano Montaldo, forte di una carriera registica cinquantennale, torna al cinema con un lavoro stimolante e ricco di spunti regalati dall’attualità.
Insieme a Pierfrancesco Favino in questo intenso dramma troviamo Carolina Crescentini (è Laura, moglie del protagonista), Eduard Gabia (nei panni di un garagista romeno) e Francesco Scianna (interpreta Ferrero, un amico di Nicola).
L’industriale sarà nelle sale cinematografiche a partire dal 13 gennaio 2012.