In un noto sketch dei Monty Python un improbabile trio di cardinali irrompe nelle conversazioni quotidiane di una coppia cercando di convincerla a sottoporsi all’inflessibile giudizio dell’Inquisizione spagnola. “Non mi aspettavo l’Inquisizione spagnola”, dice uno dei coniugi, al che il Cardinale risponde con il tormentone “Nessuno si aspettava l’Inquisizione spagnola”. Molti invece si aspettavano (grazie alle “riforme strutturali” e alla disoccupazione di massa) la ripresa spagnola che in questi giorni è stata ampiamente propagandata dai media. Peccato che sia più improbabile dei cardinali dello sketch.
Cosa succede quando c’è una ripresa? Sommariamente si può rispondere dicendo che le imprese tornano ad investire. E cosa succede quando le imprese tornano ad investire? Chiedono prestiti alle banche. Sta succedendo? La risposta è semplicemente no.
Differente era la situazione quando, nel 2010, si stava determinando in Europa una pur modestissima ripresa, subito uccisa a colpi di austerità.
Uno sguardo sul periodo più lungo racconta da solo tutta la drammaticità della situazione.
Il +0,1% di PIL poi non dovrebbe far gioire nessuno visto che l’ultima revisione dei dati relativi al 2012 ha mostrato che la contrazione è stata dello 0,2% più profonda delle stime precedenti.
No, non basta qualche modesto successo nell’export per parlare di fine della recessione. Ciò che è peggio, comunque, è che analisi ottimistiche di questo genere tendono a confermare l’illusione che l’austerità e le riforme strutturali stiano funzionando, allontanando così la discussione su una soluzione efficace e praticabile di uscita dalla crisi. Fino a quando i nodi verranno al pettine e forse sarà troppo tardi per scansare il treno che ci corre incontro e che scambiamo per la fine del tunnel.
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