Tutti colpevoli, tutti assolti. E chi va contro il capo, viene indagato. Quaranta pagine che si possono riassumere così. La Fifa, il governo del calcio mondiale che non è mai brillato per trasparenza, ne ha fatta un’altra delle sue. Ha indagato su sé stessa per le accuse di corruzione sull’assegnazione dei Mondiali di Russia 2018 e 2022. Ha scoperto che non era successo nulla di male. Si è quindi assolta.
In fondo, per la Camera Arbitrale del Comitato Etico, guidata dal giudice tedesco Hans-Joachim Eckert, è stato facilissimo dimostrare la non corruttibilità della Fifa. Nel caso della Russia, il comitato organizzatore si è rifiutato di fornire l’accesso ai propri dati allo statunitense Michael Garcia, che a suo tempo era stato incaricato di indagare sui metodi della Fifa. Nel caso del Qatar, invece, l’ex capo della Federcalcio araba Bin Hamman ha sì pagato, ma per averla vinta nella corsa a numero uno della Fifa contro Blatter (che ha poi espulso il proprio avversario).
“Tutto bene” quindi. Nonostante le accuse di compravendita di voti fossero venute fuori due mesi prima dell’assegnazione ufficiale della Fifa, nel dicembre 2010. Due mesi prima, alcuni giornalisti del “Sunday Times” avvicinarono telefonicamente il nigeriano Amos Adamu, membro nigeriano del comitato esecutivo Fifa. Si erano finti imprenditori americani interessati affinché il Mondiale venisse assegnato agli Stati Uniti. Poi arrivò il turno di Michel Zen-Ruffinen, già segretario generale della Fifa, filmato mentre si offre come mediatore. Per 200mila sterline si sarebbe occupato di fornire bustarelle o donne ai membri del comitato per influenzarne il voto. Zen-Ruffinen era un pupillo di Blatter, fino a quando nel 2002 rese pubblico un documento in cui dettagliava con notevole dovizia di particolari la finanza creativa di Blatter. Un tribunale svizzero assolve Blatter, che poi fa estromettere il suo ex amico da una commissione interna della Fifa.
All’epoca della sua prima elezione, nel 1998, Blatter finì nell’occhio del ciclone per essersi comprato i voti decisivi alla sua vittoria. Sarà lui stesso, poi, a far fuori – indirettamente – altri due nemici: l’ex vice-presidente Fifa Jack Warner e il capo della confederazione asiatica Mohammed Bin Hamman, che guarda caso poi è qatariota ed è sostenuto da Warner. Due non proprio pulitissimi: Warner si fa blandire dalla lobby russa per l’assegnazione dei Mondiali 2018, ma la federazione delle Bahamas non ci sta e denuncia il tentativo di corruzione suo e di Hamman in vista della rielezione di Blatter a maggio 2010. Bin Hamman si ritira dalla corsa alla poltrona più alta della Fifa. Warner si dimette, promette vendetta e spiega ai giornali che avrebbe ricevuto offerte per 1 milione di dollari da destinare a non meglio specificati progetti di sviluppo calcistico nei caraibi, se avesse appoggiato Blatter e non Bin Hamman. Le elezioni le vince Blatter, che poi assegna il Mondiale al Qatar.
Ma torniamo ai Caraibi. Perché come visto qui la corruzione è all’ordine del giorno. Ed è qui che la Football Association, la Federcalcio inglese, ha organizzato un incontro per raccogliere quei consensi che le sarebbero serviti a porsi come alternativa alla Russia, nel caso la sua candidatura fosse decaduta. Dunque, nemmeno gli inventori del calcio moderno sono esenti da colpe. Così come non lo sono Spagna e Portogallo, che avrebbero utilizzato una sorta di voto di scambio con il Qatar, per avere favori futuri in caso di candidatura congiunta (da ora in poi vietate dalla stessa Fifa). E così’ come non lo è l’Australia, che per inseguire il sogno di ospitare un Mondiale ha finanziato federazioni più poveri con tangenti mascherate da progetti di sviluppo calcistico.
Ma non è tutto. Perché chi si mette contro Blatter fa una brutta fine. Lo si è visto con Warner, Bin Hamman e Zen Ruffinen. Ora, a rischiare è Harold Mayne-Nicholls, che ha guidato le commissioni Fifa incaricate di valutare le candidature mondiali incriminate. La colpa di Mayne-Micholls non è tanto legata al suo incarico, ma al fatto che nei mesi scorsi ha manifestato l’interesse a candidarsi a presidente Fifa. Il termine per presentare le candidature scadono il prossimo gennaio. Difficile che Mayne-Micholls la ufficializzi.