Il Presidente Obama insieme a Larry Summers
L’era Ben Bernanke sta finendo. Il presidente Obama ha già chiarito che non rinnoverà un terzo mandato al capo della Federal Reserve, la potente banca centrale americana. La lotta per la successione all’ambitissimo “seggio vacante”, fondamentale per le decisioni di politica economica nella crisi a stelle e strisce, vede già due super-favoriti: Janet Yellen, attuale vice di Bernanke alla Fed, e Larry Summers, ex segretario del tesoro e “uomo dei mercati”.
I due contendenti “faccia a faccia”
La scelta di quest’ultimo sarebbe quantomeno imbarazzante.
Politicamente imbarazzante. Non per le sue uscite infelici sull’inadeguatezza genetica delle donne alle scienze fisiche e matematiche, che gli costarono la presidenza di Harvard. Nemmeno per la sua storica opposizione alle politiche di stimolo monetario attuate dalla Fed di Bernanke negli ultimi anni (di cui invece la Yellen è fedele fautrice), il cosiddetto Quantitave Easing. Che nonostante i risultati positivi è liberamente criticabile.
Ciò che rende impresentabile Summers è semplicemente la sua biografia politica.
Segretario del Tesoro (cioè Ministro dell’Economia) negli anni ’90 con Bill Clinton, è stato fra i fautori della politica della “deregulation” dei mercati finanziari: da un lato il progressivo smantellamento della regolazione delle banche d’investimento, aprendo la strada alle folli operazioni finanziarie che precedettero la crisi del 2008.
Larry Summers e Bill Clinton
Dall’altro il mancato adeguamento delle leggi ai nuovi strumenti finanziari: celebre la sua opposizione nel 1998 alla regolamentazione sui “derivati”. E ne abbiamo visto tutti le conseguenze.
A proposito di alta finanza, ecco il secondo scheletro nell’armadio di Summers: seguendo un’usanza squisitamente statunitense, il professore di Harvard oltre a essere consigliere economico e segretario del tesoro, è stato anche consulente di grandi banche d’investimento. Quelle stesse banche che chiedevano la deregolamentazione e grazie a questa hanno causato la crisi del 2008. Secondo il Corriere della Sera, attualmente Summers è consulente per banche (Citigroup), hedge fund (D.E. Shaw) e società di «venture capital» (Andreessen-Horowitz). Negli Usa la chiamano revolving door, con la scusa che il dentro-fuori fra governo e grandi banche significhi “conoscere il mercato”. A noi vecchi europei sembra più conflitto di interessi.
Non può più funzionare la scusa del “era opinione comune” o “lo facevano tutti”. Nemmeno il suo parziale ravvedimento sullo stimolo fiscale come consigliere economico di Obama. Non possiamo aspettare un’altra crisi economica prima di avere un cambiamento serio. Lo Zio Sam ora ne ha l’occasione. E il primo passo è smettere di affidare la soluzione della crisi a chi la crisi ha contribuito a crearla.
Luca Gemmi