Oggi resto a letto, qualunque cosa accada.
Sono anni che passo le influenze in piedi, senza riuscire a stare un giorno intero sotto il piumone. E non sono riuscita a ricordarmi per quale motivo, visto che in realtà ho una figlia solo da sei mesi. Sarà che prima lavoravo e restare a casa per l'influenza diventava un'occasione troppo bella per fare un sacco di cose. Restare a letto mi sembrava una perdita di tempo. Adesso dormire mi sembra un dovere etico, per riuscire quel minimo a coesistere con gli altri essere umani senza il rischio di diventare una iena per un nonnulla o distrarmi continuamente mentre gli altri mi parlano dando l'idea di una a cui interessano solo i discorsi da mamme.
Già dal mattino Ingrid ha dato da subito segni di grande vivacità intellettuale con gorgheggi, sputacchi, cacche a ripetizione, gridolini e risatone.Io ho fatto colazione, preso l'aspirina e ricordato a Tonino che c'era da andare all'Ipercoop per un paio di cosucce. Lui ha portato fuori il cane, sotto la pioggia, l'ha riportata a casa, preso la lista della spesa ed è riuscito sotto la pioggia. Mi ha telefonato dopo più di mezz'ora per avvertirmi che avevano appena aperto, perché la domenica cambia l'orario... E' tornato con un bel pacchetto di alici, forse perchè sa che mi piacciono tanto, forse per velata vendetta visto che le pulisco sempre io (perché mi piace farlo,in realtà, immaginandomi ogni volta in una cucina da casa di mare, davanti a un gatto che mi guarda acciambellato sul davazale con la coda in movimento, ad aspettare gli scarti...ma queste sono deviazioni che in genere non rivelo a nessuno).In ogni modo, non mi sono lasciata scalfire e con la profonda determinazione interiore di un samurai ho rifatto il letto, steso la lavatrice, pulito a terra, preparato la pappa di Ingrid, fattole fare merenda e pure il pranzo, pulito le alici e infornato, cambiato pannolino, dato biberon e messo a nanna per il riposino pomeridiano, senza aver il minimo dubbio che ce l'avrei fatta: mi sarei messa a letto a godermi la mia influenza, prima o poi. Anzi, lo stavo già facendo solo che non sembrava.
Così è stato, perchè ho passato il resto della giornata al caldo, a fare pisolini, a finire l'elasti-libro piangendo e ridendo a seconda dei casi e innamorandomi del nonno barese.Ho fatto merenda due volte.Ho visto un po' di tv.Ho giocato a fare le pernacchiette su Ingrid e abbiamo riso come due matte.
Ogni tanto è da rifarsi, una domenica di influenza.
Sono pronta a truccare il termometro, sono pronta a tutto. Sappiatelo.P.S.
In tutto questo, la teglietta di alici alla fine è stata una buona idea: mi è piaciuto mentre ce le mangiavamo con le mani e il salato che resta sulle dita. Avrei voluto fargli una foto, ma poi ho pensato che tutto sommato chiunque sa com'è fatta un'alice e, quando si fanno certi propositi, interrompere il pranzo, imbandire un set, prendere la macchina fotografica (quella scatoletta antidiluviana con cui scatto), cercare le luci giuste, proprio non ci stava...ingredienti
per 2 persone
500 g di alicitre cucchiai abbondanti di farinasale olio e.v.o.Privare le alici della testa e delle interiora, lavarle bene sotto l'acqua corrente e metterle in uno scolapasta a scolare.Asciugarle con uno scottex e versarle in una teglia. Salare e infarinare. Versare l'olio, dare una mescolata per distribuirlo e infornare a 200°C. Cuocere per 20 minuti se vi piace che restino morbide. Se invece, come noi, le amate asciutte e croccanti prolungare la cottura per altri 15 minuti.