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Gaddafi henchmen could face trial Time could be running out for cronies of Muammar Gaddafi. Libya’s new justice minister, Salah Merghani, wants to stage a major trial for all of the former regime’s top officials who are being held in growing numbers in Tripoli
E’ la promessa di un processone, una Norimberga faidate, che arriva dal nuovo Ministro della Giustizia per i sempre più numerosi esponenti del regime nelle carceri libiche.
Son lontani tempi in cui Mustafa Abdel Jalil, unico e vituperato, propose una Commissione per la riconciliazione nazionale.
L’odio si respira nell’aria in Libia e c’è bisogno del nemico. La debolezza delle Istituzioni accompagnata all’inanità di molti personaggi chiave richiede di cercare consensi rivaleggiando in vendetta con le milizie armate. Gli avvenimenti denunciano, come armi a disposizione delle Istituzioni, la corruzione e il ricatto, anche usando i famigliari per strappare “confessioni”.
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Il Padre: Abdullah al Senussi, ex capo della sicurezza interna e dell’intelligence militare nell’era Gheddafi, rifugiato in Mauritania.
Una delegazione di alti funzionari libici visita il governo della Mauritania. Il giorno seguente, poliziotti si recano nell’abitazione di Senussi invitandolo a conferire con le autorità locali. Non ritorna. Senza un’apposita sentenza di estradizione da parte del Tribunale locale e aggirando il mandato di cattura della Corte Penale Internazionale, il 5 settembre Senussi vien fatto riapparire in manette a Tripoli. Rapimento, denuncia una delle figlie: Sarah.
La Figlia: Anoud Abdullah Senussi. Preoccupata, perché il padre in carcere non riceve le cure Anoud decide di recarsi in Libia ed entra senza difficoltà in possesso di un passaporto rilasciato dalla Mauritania.
Il 6 ottobre: suo arresto nell’albergo di Tripoli.
L’accusa: essere entrata in Libia con passaporto falso in contravvenzione all’articolo 350 del Codice Penale libico. Pena prevista 5 anni di prigione.
La “falsità” del passaporto emesso dalla Mauritania consiste nell’omissione dell’ultimo nome.
Amnesty ai primi di novembre esprimeva preoccupazione per la sua sorte e c’è chi avvertiva da subito pericoli di ricatto “
Triste da dire, non ci sarebbe da stupirsi se il procedimento contro la figlia fosse usato contro Senussi per per divulgare segreti dell’era Gaddafi.”
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Come d’abitudine in Libia, l’accusata Anoud, 20 anni, viene interrogata dai magistrati senza la presenza di un avvocato. La sorella dichiara a Reuters
My sister was referred to a criminal court last Sunday without her or her lawyer being present at court,” We don’t know how she is doing in jail because her lawyer can’t visit her.”
Il 2o novembre Anoud ammanettata – compare in aula davanti al Giudice. Processo aggiornato all’11 dicembre.
Il 24 novembre – a ridosso dell’udienza della figlia – la notizia: Senussi “confessa”
La “confessione” del prigioniero malato e angosciato per la figlia riguarda uno dei crimini di cui venne accusato il regime: la scomparsa – poiché il corpo non è mai stato rinvenuto né i fatti chiariti – dell’imam libanese Moussa Sadr e dei suoi due accompagnatori . Un caso internazionale che ha coinvolto anche l’Italia: vedere post “Il caso Sadr-Gheddafi: le inesistenti certezze”
La versione data da Senussi sarebbe:
“ l’Imam Moussa Sadr è stato ucciso in Libia. Per ordine di Gheddafi, il quale non l’ha mai incontrato; l’esecuzione a colpi di arma da fuoco è avvenuta nel deserto poco fuori Tripoli ecco perché la sua tomba non è mai stata trovata.”
La successione temporale, nonché la promessa del Governo libico di fornire “aiuti finanziari” alla Mauritania,
pone la vicenda dentro una cornice di corruzione e di ricatti.
Innanzitutto la “confessione” non fa cenno dei due accompagnatori di Sadr, un altro Imam e un giornalista.
Soprattutto contrasta nettamente con un’altra confessione blasonata che venne rilasciata a una tv l’anno scorso dal capo del “Servizio segreto della Guida”: Ahmed Ramadan – anche lui in condizioni di detenzione ed estremamente malato.
“Testimonio che Sadr è arrivato in Libya. Gheddafi l’ha ricevuto nel suo ufficio, dopo che tre ufficiali (Taha Sharif Bin Amer, Maj. Gen. Faraj Abu Ghaliah , Maj. Gen. Bachir Hamid) lo hanno accolto all’aeroporto. Due sono ancora vivi e sono gli assassini (Bachir Hamid e Faraj Abu Ghaliah).
Gli viene chiesto come ne è a conoscenza, risponde di aver ascoltato dei discorsi. Gli si chiede se conosce il luogo dove sono sepolti i corpi, risponde: o in un quartiere di Tripoli o vicino a Sebha (più di mille km. a sud.
Come si vede è tutt’altra storia e occorre chiedersi:
Gheddafi ha ricevuto oppure no Sadr? Il corpo o i corpi è/ sono in sepoltura nel deserto vicino a Tripoli o in un quartiere di Tripoli o nel profondo Sud di Sebha?
L’importante è “ Gaddafi’s fault”. Colpa di Gheddafi, argano che tiene sollevata la nuova classe politica libica.
Che poi in Libia i corpi delle vittime degli efferati crimini, contro Sadr come contro i detenuti della prigione di Abu Salim, non vengano mai trovati sembra non preoccupare l’opinione pubblica traumatizzata. Neppure esser messo in questione dai media che appoggiano i governi membri della Nato, la “Madre” della nuova Libia.