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L’inglese nei fumetti originali Marvel - seconda puntata: Thor

Creato il 20 gennaio 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Nell’articolo precedente abbiamo parlato dell’inglese della nostra amabile Cosa, un inglese-americano molto elastico che è rispecchiato nell’ortografia che troviamo sulle pagine del “The World’s Greatest Comic Magazine”, cioè “la più grande rivista a fumetti al mondo”, gli ormai ufficialmente cinquantenni Fantastici Quattro.

Diametralmente opposto l’inglese di Thor e degli dei norreni. Quest’ultimo è un inglese colto, quasi shakespeariano, o elisabettiano, che, con una trovata geniale, mette in bocca Stan Lee alla sua prima “divina” creatura. E’ lo stesso inglese che trovo nell’edizioni delle opere di Shakespeare.

La comparsa di questo inglese ebbe luogo quando la serie di Thor iniziò ad assumere sempre più toni mitologici, quando le sue storie iniziarono a essere ambientate ad Asgard e in luoghi legati alle antiche leggende nord europee. Fu un tocco di vera classe che avrebbe caratterizzato il linguaggio degli dei scandinavi, dandogli dei connotati ben precisi, da allora rimasti indissolubilmente legati a questi personaggi.
Il risultato è:

  1. Incredibile
  2. Intraducibile nella nostra lingua.

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Nel n.126 della prima serie di Thor, Lee mette in bocca ad Odino delle espressioni degne di un dialogo dell’Amleto. “Let thy voice be still”, tuona Odino. Letteralmente la frase significa: “Che la tua voce stia ferma”, insomma: “non parlare”. Ma sia la costruzione che l’utilizzo dell’arcaico “thy” conferisce alla frase un tono di solennità che difficilmente si sarebbe ottenuto utilizzando il moderno “your”.
Anche quando Odino aggiunge “mine ears”, cioè “le mie orecchie”, notiamo che il corrente “my” è sostituito dall’arcaico “mine”, oggi pronome possessivo e non più aggettivo. All’ormai comunissimo “will”, Odino oppone “shall”, perfetto dal punto di vista grammaticale ma praticamente in disuso nell’inglese parlato oggi, almeno con quella funzione.

Quando Walt Simonson prese in mano il personaggio di Thor negli anni ’80 non poté che continuare la tradizione. In questa stupenda tavola, illustrata dallo stesso Simonson, ritroviamo il linguaggio solenne di Odino.

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Odino chiede a Thor di tornare ad Asgard, come solo lui potrebbe fare. Le sue parole sono: “we have urgent need of thee in Asgard”, “abbiamo urgente bisogno di te ad Asgard”. “Te”, che in inglese moderno è “you”, in bocca al dio norvegese diventa “thee”.

Un’altra stupenda e lunga era per le gesta di Thor è quella inaugurata da Dan Jurgens nel 1998.

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E’ così che esordisce Thor in questa sua stagione, disegnato da un John Romita Jr. al pieno della sua maturità artistica. Le parole di Thor sono solenni come lo richiede la superba rappresentazione grafica. “thou didst summon the son of Odin”, cioè “hai chiamato il figlio di Odino”. “Thou” prende il posto di “you”. Il verbo “summon” non è al passato, ma è preceduto da “didst”, forma arcaica di “did”, che qui funge da ausiliare per modificare al passato il tempo dell’azione.
Speak thy piece”, significa “parla”, ma è detto in modo sofisticato utilizzando ancora “thy” al posto di “your”. Conclude Thor: “what thou dost require”, tradotto: “quello che richiedi”. “Dost” è la forma arcaica di “do”, e rafforza il verbo “require”, “richiedere”. Di nuovo “thou” prende il posto del più familiare “you”.

Proprio perché molto caratteristico, l’inglese di Thor non è di facile traduzione.
Un errore di traduzione causato da questa caratteristica è stato per esempio commesso dalla Play Press nel n.7 della serie “The Mighty Thor”, del 7 Maggio 1991, dando vita a un titolo in italiano alquanto enigmatico: “Lo svelto ed il morto”. In realtà il titolo del fumetto originale, il n.361 del Novembre 1985 della serie regolare di riccioli d’oro, era intitolato “The Quick and the Dead”. La traduzione corretta è: “i vivi ed i morti” ed è una frase presa in prestito dalla King James Bible, che ha così tanto influenzato il mondo anglosassone.
La solennità dell’inglese elisabettiano – rivisto comunque nel XIX secolo – sarebbe andata probabilmente perduta se non fosse stato per il largo e continuato uso – fino ai nostri giorni – proprio di questa traduzione della Bibbia, la Bibbia di re Giacomo, nelle chiese protestanti inglesi, ma soprattutto americane. Questo titolo citava liberamente un verso di questa versione.

Un altro errore di traduzione  – lasciatemelo dire: clamoroso! – e meno perdonabile è comparso su “Fear Itself” n.2, uscito in questi giorni. Odino ad un certo punto dice, in Italiano: “bambini, se avessi tempo…” . Chiaramente l’originale “children” non andava tradotto “bambini”, ma “figli”.

Nel prossimo articolo andremo a dare un’occhiata qua e là all’inglese di altri  personaggi Marvel per evidenziare altre “stranezze” dell’inglese nei fumetti.


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