La Corsica è un luogo di follia, una follia bagnata, senza nessuna lucidità di calcolo. Andarvi ha rinverdito in me l’odio e l’amore per i francesi: stronzi stronzi stronzi. Apodittico e isterico.
Ma i corsi non sono francesi, sono corsi e basta.
Ecco come entrammo in contatto con la mafia indipendentista e ambientalista, la mafia corsa.
Ci serviva un taxi, dovevamo andare alla famosa discoteca di Via Notte. Non eravamo riusciti a noleggiare un’auto perché ci mancava una carta di credito, dico una vera, non quella postepay ecc, una di quelle che ti fa credito e ti svuota le tasche biliari con gli interessi. Avevamo provato a convincere le diverse società di noleggio che non saremmo mai scappati con la loro auto ( trattasi di un’isola), che saremmo tornati in aereo, che avremmo lasciato loro una cauzione di molti $, che eravamo dei bravi ragazzi, che avevamo studiato a Parigi, che avevamo studiato ad Harvard, che uno di noi era stato segnalato per il Nobel per l’onestà (sempre a caccia di soprusi), che uno aveva vinto il Campiello youthness, che l’altro si era rotto un braccio parando un gol che era andato in rete, che un altro cucinava un’ottima parmigiana e baciava in modo strepitoso. Niente, su quest’ultima ci fermarono, pensando che volevamo corromperli con prestazioni sessuali e ci dissero:
“Si vous aves pas une carte de credit, vous avez pas le droit!”
Ecco l’odioso (l)egalitarismo burocratico francese. Grazie al quale gli studenti hanno borse di studio, le famiglie indigenti ricevono assegni e la mensa costa 2 euro e 70: l’avere o non avere il diritto, essere o non essere nel giusto. Amore, odio, invidia. Liberté, fraternité.
Niente auto, in ogni caso.
Stavamo in tenda, in un campeggio chiamato El Campello, a Figari. Volevamo andare a ballare, almeno una sera. Eravamo giovani, belli, abbronzati, ne avevamo tutto il diritto, anche noi.
Una parte di noi, quella riflessivo-passivo-sconsolata se ne stava di fronte alla nostra tenda, al buio, al fresco e all’Autan a bere un Porto di dubbio gusto che avevamo scelto per la convenienza e per il rapporto volumi di alcol/prezzo – era piuttosto vischioso, ma so che il termine adatto è “tachente”- ; un’altra parte di noi, quella attivo-danzerino-possibilista invece fremeva a caccia di informazioni, sia perché di Porto a buon mercato ne aveva le palle piene, sia perché competeva con l’altra parte riflessiva, pregustandosi il sapore di un: “avete visto che noi ce l’abbiamo fatta?”.
Io e Jonny facevamo parte del gruppo attivo. Io conoscevo la lingua (francese, non corsa) e lui è quel tipo che chiederebbe informazioni turistiche a un cesso acefalo, o a un muto e si incazzerebbe non poco se il povero muto tentasse di spiegargli che è muto, a gesti, sono sicura che si girerebbe e mi direbbe:
“questo mi sta a piglià per il culo. Andiamocene vah”
Tant’è, le provammo veramente tutte. Il tour informativo cominciò al campeggio, dove ci fornirono il numero di una navetta e quello di un taxi. Il taxi non rispondeva, la navetta aveva una segreteria che vi traduco già in italiano:
“Ciao, sono Gringo. Se sentite questa segreteria significa che in un modo o nell’altro mi avete rotto il cazzo, richiamate più tardi, ma senza insistenza” seguiva una voce metallica: “Questa segreteria non vi dà la possibilità di lasciare un messaggio, riprovate più tardi “ ritornava Gringo con un bel rutto ancestrale registrato.
Provai a spiegare a Johnny quel che mi diceva, ma decisi di non spiattellare al cento per cento i fatti, dovevamo stare forti entrambi, dovevamo riuscire ad andare a Via Notte. Quindi insomma, tenni per me il rutto.
Jonny ebbe un colpo di genio: “andiamo a chiedere a quella pizzeria d’asporto come possiamo fare a chiamare un taxi!”. Andammo. Io cominciai alla larga, non volevo definire subito le mie richieste, non volevo fare la solita turista impaziente, né tantomeno attaccare con un “Scusi mi dà il numero di un taxi?”.
Domandai un caffè, era importante predisporre positivamente il pizzaiolo corso per avere le informazioni che stavamo cercando. Esordii dicendo: “buono questo caffè, ah ma è Illy, ottima scelta” (insomma feci finta di aver notato che era Illy solo successivamente all’ordine). “Jonny ne vuoi uno?”
Ci bevemmo ‘sto caffè che effettivamente era qualcosa in più dell’acqua sporca, poi cominciai a chiedere se c’era un modo per arrivare a Via Notte. Il pizzaiolo rispose: “ci sono delle navette, ma adesso è troppo tardi. Altrimenti in taxi se i taxi sono d’accordo”.
Su quest’ultimo punto mi interrogai a lungo: se sono d’accordo? Con chi? Con il cliente o con la discoteca? Conoscevo la Corsica, sapevo che si trattava di un accordo col cliente.
Mi immaginai una scena del genere, in una qualunque città italiana:
“Salve, alla stazione”
“No mi spiace, non mi va, chieda a un altro. Sono emotivamente provato”
“scusi ma le allungo 20 euro, non è poco”
“non è una questione di soldi, proprio alla stazione ho dei brutti ricordi”
A questo punto un cliente corso avrebbe risposto: “mi spiace, che cosa le succede? Vuole che guidi io? “
“ sì va bene, ma questo le costerà un supplemento di 5 euro”
“ma non si preoccupi, non stiamo a badare ai soldi quando c’è una persona che sta male”
Un italiano, o meglio io, di fronte a questa scena avrei sbattuto la portella dell’auto, mi sarei girata verso i miei amici e avrei detto, con aria perplessa “ bah. Qui in Corsica non ce la fanno. Oh vecchi qui non ce la fanno”.
Il tutto per dire che l’accordo con il cliente era esclusivamente emozionale (dannati Subsonica, emotivo, emotivo Jane): mi stai simpatico, mi piace come mi guardi, hai un bell’accento? Ok, ti porto. Mi fai schifo, hai l’alito di un dolce alla castagna che non è della mia pasticceria, porti una camicia in poliestere, parli in italiano come se dovessi capirti, allora niente, ne prendo un altro. L’altro passerà fra mezz’ora? Non porterò a casa i tuoi 20 euro? Pazienza, io sono una persona libera.
Perché alla fine di quello si parla, della libertà, dell’indipendenza. I corsi vorrebbero essere liberi (non tutti eh, qualcuno vuole essere masochisticamente incatenato), indipendenti dalla Francia, indipendenti dall’Italia, assoluti; ma non ci riescono, da secoli, e la mafia riesce solo a proteggere l’ambiente dall’edificazione selvaggia, dal turismo d’assalto, dai palazzacci au bord de la mer. E allora i corsi vi dicono: vi sopportiamo eh, vi sopportiamo perché voi turisti ci date da mangiare, ma null’altro, non vi promettiamo che saremo gentili e che cercheremo di venirvi incontro.
Andate a farvi fottere, preventivamente.