La Libia accusa la Gran Bretagna di aver danneggiato un oleodotto durante un nuovo attacco aereo.
Si tratterebbe del giacimento petrolifero di Sarir.
E questo mentre i rivoltosi hanno, a loro volta, accusato il governo libico di aver bloccato la loro produzione petrolifera, indispensabile al finanziamento delle loro operazioni militari contro il dittatore e i suoi sostenitori.
Il vice-ministro degli Esteri di Gheddafi allora lancia accuse, sottolineando che l'aggressione occidentale è contro il diritto internazionale e non è coperta dalla risoluzione ONU.
Insomma le accuse relative al blocco della produzione di petrolio rimbalzano indifferentemente, da una parte e dall'altra, ma Gheddafi e i suoi sgherri sono ancora lì a spargere sangue innocente.
E il mondo sta a guardare la mattanza...come impotente.
Petrolio come denaro, uguale sterco del diavolo.
I ribelli avanzano e indietreggiano in una "tragico" folle balletto, di cui si farebbe molto volentieri a meno.
Francesi e militari Usa intanto pare rischino, sul campo , l'impantanamento.
Addirittura si teme la presenza d'infiltrati libici, fedeli al rais, negli USA ,con il pericolo di ricorso ad eventuali possibili attentati sul suolo americano.
Si dice anche , secondo fonti attendibili, che Gheddafi abbia inviato una lettera allo stesso presidente Obama con un invito esplicito a sospendere gli attacchi aerei in Libia.
Ma la risposta degli USA, tramite Hillary Clinton, ministro degli Esteri statunitense, è stata chiara e netta per il colonnello Gheddafi : cessare i combattimenti, ritiro delle sue truppe dalle città assediate, abbandono della Libia.
Più chiaro di così non si può.
Ma il colosso , che si sperava, dai"piedi d'argilla" è, ahimé, ancora lì a seminare morte e sgomento.
Per quanto ancora?
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)