Il decadente che celebrò il sacro in mostra al castello di Blandy
C’è un piccolo villaggio tra la Senna e la Marna, così piccolo che solo in 800 lo abitano. In questo piccolo luogo della Francia del Nord, sorge il castello di Blandy-les-Tours, esempio di fortificazione medievale perfettamente conservata.
In questa cornice, che ricorda le battaglie dei cavalieri e parimenti l’amor cortese per le gentili dame d’oltralpe, l’artista sudafricano presenta al pubblico un ciclo complesso e poliedrico di opere, in mostra fino al 7 ottobre.
The Marriage of Heaven and Hell introduce i molteplici temi della ricerca di Geers: la scultura, le installazioni, il video, l’uso della parola come media significante, ma soprattutto richiama a quella Londra nera e oscura che nell’Ottocento affascinò gli scrittori e gli intellettuali.
L’opera di Geers deve allora essere interpretata tenendo in considerazione la sua accezione errante e poliglotta, frutto di discendenze teoriche diverse.
Di sicuro effetto l’installazione Saint Johns Pendulum: una composizione verticale in cui due moncherini sfidano vicendevolmente la rispettiva posizione. Quale forza, quale limite e quale opportunità contiene in sé questa scultura?
Interpretabile come summa compositiva di matrice inglese (blakiana appunto) il matrimonio del cielo e dell’inferno che qui si rivela, lascia spazio ad un’interpretazione ambigua e sfumata. Un cielo doloroso, una terra sommersa e stanca, un contatto che può avvenire solo per contrapposte energie.
Imperante in Geers il tema della libertà dell’uomo, della sua capacità interpretativa e critica, della sua leggerezza nel seguire un viaggio che spesso conduce in porti isolati e franchi, ove l’essere umano, ormai esaurito dai cliché di moda e soprattutto di lingua, si rifugia. Noncurante delle etichette che spesso sottendono la teoria della critica quest’artista riesce a produrre opere violente senza eccedere in volgarità, storia senza straforare nella noia aneddotica, interrogativi, indicando al pubblico la strada per formulare le risposte.
In una cornice lontana, nella campagna del Brie, la Galleria Continua allestisce una mostra elegante e coerente, invadendo con sobria maestria compositiva gli spazi del castello di Blandy, creando, così come successo per la sua storica sede a San Gimignano, un percorso nel percorso, la scoperta di un luogo, della sua storia e della sua trasfigurazione ad opera d’arte.