Ci risiamo, il solito social network, la solita bufala! Oppure no?
Leggo la notizia come molti di quelli iscritti a Facebook, perché circola ciclicamente. L’avevo già vista senza soffermarmi, l’ho rivista oggi e ho deciso di leggerla per bene e provare a verificarla. L’articolo che viene mostrato parla di una nota marca di succhi di frutta e ci tiene ad informarci che di succo, in quello d’arancia per la precisione, del nobile frutto vi si trova traccia solo per il 20%, il resto e’ acqua, zucchero, coloranti e insetti. Iniziamo col dire che o si parla di insetti o di coloranti, in quanto il colorante usato, a quanto sembra, precisamente l’E120 e’ davvero prodotto a partire da un insetto, la cocciniglia.
Però non e’ che nel nostro succo preferito inseriscono anche l’insetto, giusto per farci dispetto; come le mosche, o peggio, messe dal cameriere nella zuppa del cliente poco simpatico. Ho la fortuna di avere in chat un’amica che non molto tempo fa ha visitato un monastero dove questa produzione portano avanti. Mi dice che fanno entrare questi insetti a migliaia in un tubo che emana aria calda, che secca il corpo ma non il guscio, poi procedono a triturare il tutto e ottengono il colorante; largamente usato in tutta l’industria alimentare e che sembra abbia meno effetti collaterali dell’analogo sintetico, l’E124. Che dire? Non che in nome dell’estetica la cosa mi faccia impazzire. Immagino comunque che controlli riguardo al risultato sulla salute del consumatore siano stati effettuati, e qualche articolo in tal senso l’ho anche letto, dove magnificano le proprietà dell’acido carmico in luogo del prodotto di sintesi più economico. Aggiungo in corso d’opera, dopo la segnalazione di un’amica, che la cosa scatena non pochi dubbi etici sulla pratica di uccidere centinaia di migliaia di questi insetti per ottenere la quantità di colorante desiderata. Mi fermo qui, perché poi l’argomento dovrebbe toccare tutti i casi in cui gli animali vengono allevati e poi uccisi per i vari consumi umani, e il discorso diverrebbe troppo ampio; divergerebbe dall’intento principale, ovvero verificare una notizia.
Veniamo alle percentuali; leggo su un articolo di “Altroconsumo” che la percentuale di frutta può variare dal 100% al 12%, e sembra che la marca presa di mira dalla notizia tendenziosa presa in esame, non sia effettivamente fra le più generose nell’utilizzare il frutto che dovrebbe essere il principale ingrediente della loro bevanda. Leggo anche che le percentuali di polpa e succo, dalle analisi effettuate di controllo, corrispondono a quelle scritte nell’etichetta stessa del prodotto commerciale. Che le spremute indicate come 100% succo e polpa d’arancio vengono quindi promosse a pieni voti. Sulle altre bisogna invece stare attenti; a partire dal reale contenuto in zucchero, che può arrivare fino al 12% circa, tra zuccheri presenti nella frutta stessa (fruttosio) e quelli aggiunti a posteriori, trasformando un bicchiere di bevanda vitaminica in 90 calorie ingerite come se niente fosse.
In definitiva?