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L’insuperabile concretezza del Cav

Creato il 07 aprile 2013 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

Berlusconi

Altro che pensionato: Berlusconi è ancora avanti. Avanti in molto, non solo nei sondaggi. E gli otto disegni di legge annunciati ieri ne sono  l’ennesima dimostrazione: proposte chiare, che interessano più versanti, dall’Imu al finanziamento pubblico ai partiti, e che costringono il Partito Democratico a scegliere: o un’apertura convinta al centrodestra – con conseguente ammissione del fallimento di una linea politica, quella dell’inseguimento a Grillo, tenuta per oltre un mese -, oppure nuove elezioni con la grave responsabilità di non averle evitate, anzi di averle causate, e forti, per non dire di peggio, divisioni interne. Di qua o di là.

In pratica è il Cavaliere, più dello stesso Grillo – ora impegnato ad arginare smottamenti interni alle sue truppe -, a dirigere i giochi. E Bersani, circondato com’è da Renzi, Franceschini ed altri, non ha scelta: o cambia atteggiamento oppure sarà il suo partito a tentare di cambiare leader. Un bel pasticcio che però, diciamolo, il vincitore a metà delle elezioni si è proprio cercato. Dopo il voto sarebbe infatti bastata più prudenza e meno spocchia per non trovarsi dove si trova ora, a scegliere fra il detestato incontro col Pdl – una palese sconfitta politica – e le nuove elezioni, vale a dire una sconfitta elettorale che solo Matteo Renzi potrebbe scongiurare.

Dunque il leader del centrodestra ha in mano la situazione. E pure il consenso, perché l’Italia in crisi, più che leggi sul conflitto d’interessi o sui diritti civili, chiede ossigeno e concretezza. Concretezza che, piaccia o meno, è più riconoscibile nelle proposte annunciate dal Cav – fra le quali svetta quella dei tagli dei costi alla politica che Renzi sogna ma, da fuori, non può proporre – che in quelle, decisamente meno incisive, avanzate da Bersani. Che a questo punto non ha davvero alternative a quelle ricordate, eccetto provare, complice qualche grillino dissidente, a comporre comunque un governo.  Sarebbe però un rischio, perché con una maggioranza sottile l’esperimento potrebbe durare poco. E una volta al voto, quella cocciutaggine, potrebbe pesare molto.



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