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L’internet degli oggetti 2.0

Creato il 19 giugno 2011 da Giorgiofontana

L’internet degli oggetti 2.0Toyota Friends dovrebbe essere il nome dato al nascente social network che la casa automobilistica giapponese sta realizzando in collaborazione con SalesForce e Microsoft.
SalesForce vanta già una storica collaborazione con Toyota per la quale cura gli aspetti più tecnologici delle funzionalità CRM, la piattadorma dovrebbe basarsi su Chatter.
La partecipazione di Microsoft dovrebbe, invece, seguire gli accordi definiti da poco con Toyota per l’utilizzo di Windows Azure e MS Sql azure basato sulla filosofia cloud computing.
Quello che potrebbe succedere è una svolta non da poco: non solo un esempio spinto di integrazione degli oggetti digitali ( come le auto stanno diventando) con le persone, ma la conversazione degli stessi con degli interlocutori intelligenti, si spera.
Quella fase 2.0 dell’internet delle cose in cui gli oggetti potranno non soltanto darci delle informazioni ma porci delle domande e pretendere risposte.
Una realtà aumentata a dismisura fino a sorprenderci di non venire più sorpresi da niente.
Nel progetto Toyota gli obiettivi sono senz’altro molti, a partire dalla gestione della rete di Customer Care e Servizi da mantenere in relazione con il cliente, come estremo valore aggiunto al prodotto, al brand e a tutto il comarketing che ruota attorno all’industria dell’auto, approvvigionamento, travel business, assicurazioni, informazioni in tempo reale, ottimizzazione dei costi, pedaggi….
Una delle criticità delle auto elettriche sono i consumi e l’approvvigionamento e questa piattaforma dovrebbe risolverne alcuni aspetti.
L’industria dell’auto potrebbe diventare l’asse portante della filosofia del risparmio energetico e della consapevolezza dei costi energetici, dopo che per un secolo ha contribuito allo scempio ambientale e alla corsa ai consumi esasperati.
Nell’internet degli oggetti 2.0 la risoluzione dovrebbe essere quello della semplificazione della complessità che gli oggetti stessi, ed in particolare il valore aggiunto tecnologico interno, hanno portato alla vita quotidiana di ogni persona.
Il progresso, assunto come tale, non è democratico se crea un technological divide.
Gli oggetti intelligenti dovrebbero conformarsi e ‘conversare’ coerentemente con la matrice di fruizione e approccio che di volta in volta hanno di fronte.
Questa, credo sia la vera rivoluzione tecnologica da auspicarsi, anche nell’ottica dello slow web, un paradigna in cui l‘uomo sia al centro dei suoi bisogni e non al centro dei bisogni del progresso.


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