Salvati,Feltri, Barbacetto e Vecchi
Feltri, Barbacetto e Davide Vecchi
Andrea Scanzi
“Berlusconi considera Matteo Renzi il suo unico erede: populista, bugiardo e gattopardesco. Quanto basta.” Dalla prefazione di Marco Travaglio In che modo Renzi ha fatto la sua scalata dentro il Partito Democratico, quali amici hanno accompagnato questa fulminante carriera (dalla provincia di Firenze, al comune, alla segreteria del maggior partito di centrosinistra per arrivare a Palazzo Chigi)? Da dove ha preso i soldi per le sue campagne elettorali? Quanto sono trasparenti questi metodi? Il libro del giornalista del Fatto Davide Vecchi è solo un racconto giornalistico con l'ambizione di mettere in fila i fatti per dare al cittadino lettore tutti gli strumenti per farsi la sua opinione. Alcuni sono noti, come la comparsa in Tv con Mike Bongiorno. Altri meno, come lo zio di Matteo che lavorava per Berlusconi da anni. L'incontro con Verdini che cercò di portarlo nel suo partito, lo stesso Verdini che oggi è controparte del patto del nazareno, su cui si poggia di fatto l'azione di governo.A discutere del libro, assieme all'autore, l'economista ex deputato PDS Michele Salvati e il giornalista Vittorio Feltri. Moderatore il giornalista del Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto (in libreria erano presenti anche i colleghi Silvia Truzzi e Andrea Scanzi). Chi pensava, come l'autore, che sarebbe stata una presentazione in tema anti renziano, si è sbagliato di grosso. Ad un certo punto non si capiva chi dei due fosse più di destra o di sinistra tra Feltri e Salvati. Potere delle larghe intese e di questi anni in cui il declino del paese ha anche significato della perdita della cognizione di destra e sinistra.
Michele Salvati ha lodato il libro che ha il pregio di raccontare il metodo Renzi, quello che l'ha portato dal 2004 al 2014 a passare dalla provincia di Firenze a Roma. Un metodo che ha dentro spregiudicatezza, allearsi di volta in volta con chi conviene di più (all'inizio Renzi appoggiava Rutelli). Nessun tabù nel superare gli steccati della politica.
Oggi Renzi è l'uomo (finalmente) vincente a sinistra, senza tabù ideologici, che riesce a mettere addirittura in difficoltà Berlusconi. Un racconto non solo politico ma giornalistico che riporta alcuni episodi del suo passato, che servono a spiegare da dove arriva il nostro presidente del Consiglio e a capire dove voglia arrivare. Renzi e la ruota della fortuna, Nicola Bovoli lo zio di Renzi in affari con Berlusconi, il finanziamento raccolto per le sue fondazioni affidandosi a fund raiser. Il rapporto con Carrai, la storia della casa di Firenze (di proprietà di quest'ultimo). Le cene da 1000 euro. È successo tutto così in fretta che forse non ce ne siamo accorti. Secondo Salvati, la sua manovra è stata un capolavoro politico, fin dall'esordio con l'appoggio a Rutelli, quando ha saputo sfruttare gli errori del gruppo dalemiano che controllava Firenze. Renzi ha portato un'innovazione mediatica nel partito e nella sua struttura: basta sezioni per dar vita ad un partito del pubblico che ascolta il leader.
Un partito dove il leader parla al pubblico anche al di fuori dei suoi confini di destra e sinistra: la stessa cosa che prima di lui aveva fatto B., con la differenza che Renzi non si è costruito un suo partito, ma ha usato il Partito democratico (poiché lo considerava “scalabile”, aggiungo io). Renzi è stato più simile a Blair che ha fatto vincere i labour dopo tante sconfitte, un partito profondamente depresso. Una strategia ottima ma per andare dove? Secondo Salvati, l'ambizione di Renzi è riformare profondamente il paese, per salvarlo dalla crisi economica in atto. Ci riuscirà? Difficile. Vittorio Feltri fa parte della categoria di giornalisti di destra, fintamente critici con questo centrodestra, ma sempre organici. Uno di quelli che una volta forse avrà anche criticato Renzi e la sua spregiudicatezza, ma che oggi sta dalla parte del patto del nazareno (assieme ad altri giornali di destra come Il Foglio). Questo PD renziano piace a Salvati (era il modello di partito che si auspicava ai tempi della Bicamerale), ma anche a Feltri che, addirittura, potrebbe anche arrivare a votare.
Renzi ha successo perché democristiano: fa riforme che non riformano (come le province o il Senato), fa proposte in contrasto con le sue stesse idee di poco prima. Renzi ha battuto il partito ideologico e i pochi ideologici che sono rimasti dentro il PD, rischiano di non venire candidati. L'obiettivo di Renzi non è ancora chiaro nemmeno a Feltri. Una nuova epoca politica? Ne dubito. L'autore del libro, ha aggiunto un ulteriore aspetto della carriera politica di Renzi: da dove vengono i soldi. Ovvero i finanziamenti presi tramite Carrai (poi finito in aeroporto di Firenze) e Serra (nel suo fondo Algebris investe anche la cassa depositi di Firenze). Un metodo non sempre trasparente, viste le nomine fatte dall'ex sindaco a Firenze e poi a Roma. La Manzione a Palazzo Chigi, la Boschi, Lotti, lo stesso Carrai.
Quando è arrivato il momento delle domande, la presentazione si è un po' accesa, per lo scontro tra l'ottimismo renziano e la sfiducia del popolo di sinistra che pure era presente.
Come dicevo, secondo Salvati l'obiettivo di Renzi è riformare il paese, e per questo serve avere una forte dose di ottimismo. Un obiettivo ambizioso, che noi persone che critichiamo la sua politica non possiamo capire. Per riformare l'Italia, la sua burocrazia, Salvati è arrivato addirittura a tirare in ballo il dittatore illuminato. Un metodo che, lo ammette lo stesso economista, è antidemocratico. Sebbene Renzi abbia la stessa furbizia, la stessa astuzia di Cavour, più volte citato nel corso della presentazione. Il politico che mise Virginia di Castiglione nel letto di Napoleone III come spia. Che mandò i bersaglieri in Crimea per poter poi sedere al tavolo della pace. Ma non credo, con buona pace di Salvati, che Cavour avesse a suo fianco persone di dubbia esperienza politica come Boschi e Madia.
E che dire allora del fatto che nella politica di Renzi, condizionata dal patto col pregiudicato Berlusconi, è assente la lotta alla corruzione e al riciclaggio? E il voto di scambio, che sarebbe tanto utile per combattere la mafia? Mafia che, come la parola mazzette, era assente ai tavoli della Leopolda.
Ma questi sono ragionamenti che Salvati (né tantomeno Feltri) hanno voluto ascoltare ieri sera. “Nemmeno potete capire voi cosa voglia dire riformare il paese” diceva sconsolato l'anziano economista. Uno dei pochi che sicuramente non sarà definito professorone.
Chi è Renzi allora? Vecchi ha risposto ad alcune domande in proposito. A cominciare dai legami con Massoneria, che non sono provati in alcun modo.
Renzi ha dietro i poteri forti? Sicuramente la sua politica ha degli appoggi importanti. Confindustria, Marchionne. Ma anche l'ex consigliere di Reagan M. Ledeen, uno degli invitati al matrimonio di Carrai. Assieme a Palenzona, Cimbri, consiglieri di JP Morgan, Davide Serra. Amministratori delegati, banchieri, finanzieri.
La mia impressione è che si stia assistendo ad un rimescolamento delle carte, un cambiamento di pelle ma non di sostanza. Dove si racconta la favola del cambiamento, mentre di fatto si stanno togliendo diritti ai cittadini. Cui vengono sbandierate delle figurine, a volte solo di facciata, come Cantone a Milano.
Ma queste sono opinioni personali.
La scheda del libro su Chiarelettere:
Tutto in dieci anni. Da anonimo segretario fiorentino della Margherita a presidente del Consiglio. Questo libro racconta LA VERA STORIA DI MATTEO RENZI. La storia degli accordi, dei compromessi e di tutto ciò che muove la sua macchina politica. LA STORIA DEI SOLDI, tantissimi soldi, che arrivano dalle fondazioni create ad hoc per autofinanziarsi e dalle società avviate a scopo puramente personalistico. LA STORIA DELL’INTESA PROFONDA CON VERDINI E BERLUSCONI, che passa anche dalla testimonianza inedita di Diego Volpe Pasini, fedelissimo del Cavaliere (“Berlusconi mi chiese di stilare un programma per vincere le elezioni. La conclusione fu che l’unico erede possibile era Renzi”). LA STORIA DELLA FAMIGLIA DEL PREMIER. Del padre Tiziano, indagato per bancarotta fraudolenta. Dello zio Nicola Bovoli, per anni in affari con l’universo berlusconiano, da Publitalia a Fininvest, che nel 1994 riceve la proposta di candidarsi con Forza Italia (“Segnalai io Matteo a Mike Bongiorno per partecipare alla Ruota della fortuna” rivela per la prima volta). LA STORIA DEI FEDELISSIMI DEL PREMIER, tra cui l’amico di sempre, quel Marco Carrai che lo introduce nel circolo dei poteri forti che lo hanno reso un intoccabile. LA STORIA DELLE INDAGINI DELLA CORTE DEI CONTI sulla gestione spericolata della provincia. CON UNA SEZIONE FINALE DI DOCUMENTI pubblicati per la prima volta integralmente, che restituiscono in maniera nitida le alleanze, le trame finanziarie e i lati meno noti di una carriera fulminante.
L'intervista a Resetradio.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.