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" L'inutile offesa alle vittime di Nassiriya ".

Creato il 14 novembre 2013 da Bernardrieux @pierrebarilli1


La 'perla' di oggi è stata pronunciata da Emanuela Corda del
Movimento 5 Stelle, la quale ha definito "vittima" il terrorista di Nassiriya, come le persone che ha assassinato con l'attentato.
Dopo il microchip americano sotto pelle, il viaggio in Israele con Luisa Morgantini e relativi attacchi, la definizione di Sionismo come "piaga", le teorie complottiste sull'11 settembre esposte in Parlamento(http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=16&sez=120&id=50653), ora si arriva alla legittimazione e alla giustificazione dei terroristi suicidi islamici.

 



Ecco il pezzo:
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/11/2013, a pag- 1-42, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo " L'inutile offesa alle vittime di Nassiriya ".

Un quarto d’ora di celebrità lo meritava anche la cittadina Emanuela Corda, deputata del Movimento 5 Stelle. Peccato però che il destino le abbia regalato la celebrità nel momento peggiore, con le peggiori parole e nel ricordo di circostanze drammatiche. A dieci anni dall’eccidio di Nassiriya, la cittadina Corda ha voluto ricordare, oltre alle 19 italiane, un’altra persona qualificata come vittima: anche l’attentatore, l’autore della strage, il carnefice che però, «spinto dalla fame e da una speranza», sarebbe «vittima» anch’egli, da commemorare al pari dei morti ammazzati. Non una parola di pietà per un morto, dunque: non ci sarebbe scandalo in questo caso.

 Grillo con Emanuela Corda

In questo caso, però, l’innocentizzazione dello stragista riscattato e celebrato come assassino suo malgrado. La sua parificazione, ovviamente secondo il topos dell’anti-americanismo più stantio, alle vittime della sua stessa violenza, essendo la violenza cieca e orribile, nemmeno nobilitata dalla «fame a da una speranza», una prerogativa del bieco e guerrafondaio Occidente. Attraverso le parole delle deputata Corda non parla un sentimento, ma un’ideologia, abbracciata con una consequenzialità rigida e dottrinaria che non lascia spazio a dubbi.
Il fatto che l’assassino (chiamato anche impropriamente kamikaze) fosse un marocchino, non un iracheno spinto eventualmente alla lotta terroristica da motivazioni «nazionali» e indipendentiste, illumina ancora di più il carattere ideologico della vittimizzazione del carnefice. Il nemico è sempre uno: l’Occidente. Lo stesso, peraltro, che fa infuriare terroristi e «kamikaze» che mettono in gioco la loro stessa vita nutriti da un odio implacabile e inestinguibile per un Nemico considerato come l’incarnazione satanica di ogni male. Che poi questa litania vittimistica possa risuonare nell’aula parlamentare di un Paese che ai valori della democrazia occidentale dovrebbe essere inscindibilmente legato, aggiunge sconcerto a sconcerto. E che simili stravaganze siano proclamate proprio mentre si ricorda il decennale di una strage aggiunge allo sgomento anche un pizzico di rabbia. Ogni tesi, anche la più strampalata, ha diritto di cittadinanza in una democrazia retta da valori che sono l’opposto di quelli predicati da chi ha armato la mano dell’assassino di Nassiriya. L’11 settembre, nella stessa Aula, un altro deputato del M5S ha declamato il solito compitino confezionato dai negazionisti del massacro delle Twin Towers: un esercizio di complottismo allo stato puro che cozza contro la storia e la logica. Però è un peccato che le famiglie delle vittime assassinate da un terrorista siano oltraggiate così una seconda volta, e proprio durante la commemorazione per i dieci anni di una strage che, allora, commosse tutta l’Italia, compresa quella che legittimamente si era opposta alla partecipazione italiana nel conflitto in Iraq. Quindici minuti di notorietà da buttare addosso a dieci anni di storia . 
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