L'invasione americana

Non amo la globalizzazione, è risaputo. Ma non sono neanche una di quelle pseudo-comunistelle che si camuffano in protesta per esaltare il loro credo, dettato da altri. Dico solamente che, forse, stiamo esagerando. Non era bello quando andavamo a New York alla ricerca di Ray-Ban, Timberland e Levi's?Ora i nostri centri città sono tutti uguali. Potresti elencare a occhi chiusi il susseguirsi dei franchising. Che noia! E ora ci si mettono pure gli americani! Dopo Calvin Klein, Brooks Brothers, Ralph Lauren, Juicy Couture e Abercrombie, ecco anche l'ultima frontiera abbattuta: Gap e Banana Republic.Se con Abercrombie ho sorriso, magari perchè finalmente la gente avrebbe smesso di chiedermi di portare un capo da là a qua, con Gap sono un po' più titubante. Se penso da mamma (sempre che nel nuovo store siano compresi Baby Gap e Gap Kids) non posso che essere contenta per le altre mamme. Cotone fantastico, abbigliamento pratico e bello a poco prezzo, senza l'uso smoderato degli arancioni, verdi e turchesi tipici dei negozi cheap per bambini. Da noi, ormai, pare che i bimbi debbano vestirsi tutti come dei lords inglesi e, magari, comportarsi anche (visti i prezzi) di conseguenza. Folle!Gap è la scelta ideale. Ma ora arriverà qui...Un po' come quando non vedevo l'ora che aprisse Mc Donald's e poi, quando è arrivato, ho smesso di frequentarlo. Fortunatamente New York non è nota per essere una città ferma e, così, per un monomarca ceduto a un pezzo di mondo, chissà quanti negozietti carinissimi apriranno nei miei quartieri nascosti. Peccato non si possa dire lo stesso di Milano. Sono sempre meno gli audaci che riescono a resistere alla globalizzazione. E sempre di più i negozietti che chiudono.Per ora godiamoci l'apertura di Gap, poi si vedrà. Quattromila metri quadrati, a fine novembre, in Corso Vittorio Emanuele.Sono sicura che i prezzi saranno sempre, comunque, più alti qui da noi. Quindi aspettiamoci ancora il "Mi porti perfavore...". Abercrombie insegna.S.