Silicio, Germanio e Arsenuro di Gallio sono alcuni tra i semiconduttori maggiormente utilizzati dall’industria dell’elettronica per la realizzazione di circuiti microelettronici e schede per computer più in generale.
Rispetto ad un classico conduttore (come il Rame) un semiconduttore offre maggiori possibilità in termini di conducibilità, ovvero facilità con cui le cariche elettriche (e quindi la corrente) fluiscono attraverso di esso: grazie ad opportuni drogaggi i semiconduttori rappresentano il materiale principe per il dimensionamento di transistor, diodi e led.
Alcuni ricercati della Northwestern University hanno però scoperchiato il cosiddetto vaso di Pandora pubblicando i risultati dei loro recenti studi su un materiale autoadattante con cui realizzare i circuiti dei computer e degli apparecchi elettronici.
Tale materiale non ha ancora un nome ufficiale ma sono le sue caratteristiche a parlare per lui: particelle conduttrici larghe cinque milionesimi di millimetro, rivestite da una guaina chimica composta di sostanza elettricamente positiva e bilanciata da cariche negative.
Un materiale del genere sarebbe in grado di cambiare le proprie caratteristiche topologiche ridisegnando i circuiti in modo da variare il proprio campo di funzionamento e adattarsi ad un numero praticamente infinito di funzionalità.
Non siamo ancora in grado di chiarire quando e se questo materiale potrà essere commercializzato ma è certo che ci troviamo all’alba di quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione nel campo delle nanotecnologie.