Voi siete nati insieme, e dovrete sempre stare insieme. Starete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. Sì, starete insieme anche nella memoria silenziosa di Dio. -K. Gibran, Il Profeta
Cari lettori,
vi presento oggi la videointervista e la recensione relative al nuovo romanzo di Susanna Tamaro Per Sempre pubblicato lo scorso maggio da Giunti Editore. L’ansia da prestazione che provavo all’idea di incontrare la signora Tamaro è presto sfumata di fronte alla sua gentilezza e alla disponibilità a chiacchierare con noi di DIARIO DI PENSIERI PERSI. La mia speranza è pertanto di potervi emozionare, come mi sono sentita emozionata io nell’affrontare l’intervista, e di invitarvi alla lettura di questo libro, che ho trovato allo stesso tempo classico e innovativo, sconvolgente e profondamente umano.
Esiste il "per sempre"?» mi avevi chiesto. Ti avevo stretto a me con ancora più forza. Sotto lo strato di maglie, maglioni e giacca a vento, avevo sentito vivo e caldo il tuo esile corpo. «Esiste solo il "per sempre"» ti avevo risposto.Titolo: Per sempreAutore: Susanna TamaroEditore: Giunti Editore
Collana: I libri di Susanna Tamaro
Data di Pubblicazione: 2011
Pagine: 224
Prezzo: € 18,00
Trama: Era questo il patto d'amore e di vita, il filo indissolubile su cui avevano costruito la trama dei loro giorni. Eppure sono passati quindici anni da quando Nora se ne è andata e Matteo ricorda quotidianamente gli interrogativi che hanno segnato il suo viaggio e che segnano il viaggio di ogni uomo: di quanto dolore sono fatte le nostre vite? E quando ha fine? Come si esce dall'inferno? E chi è Dio? Un percorso interiore che ci racconta di quanto un uomo possa perdersi nel dolore e di come la forza rigeneratrice della Natura e il mistero della vita racchiusi nelle cose più piccole lo possano cullare, guarire e redimere, restituendolo al mondo.Con questo romanzo, l'autrice di Va' dove ti porta il cuore ci regala una storia autentica e incredibilmente poetica che fa risuonare le corde dell'amore, della fragilità umana e dello stupore che si prova di fronte alla vita.
VIDEOINTERVISTA
Untitled from Alessandra Zengo on Vimeo.
RECENSIONEMatteo vive in montagna, solo, in un piccolo rifugio. Ha un allevamento di pecore, un orticello. Ogni tanto qualche viaggiatore, per caso o dopo aver sentito parlare di lui, lo raggiunge e gli racconta la sua storia. Altri, di fronte alla semplicità della sua esistenza, fuggono via, terrorizzati da qualcosa che non riescono a comprendere. L’uomo non chiede niente per la sua ospitalità e condivide quel poco che ha con coloro che decidono di restare per fargli compagnia. Nessuno sa chi è, la maggior parte di coloro che lo incontrano cerca di farlo rientrare nell’ambito di una definizione rassicurante, precisa, definitiva. Ma Matteo non può far parte di nessuna classificazione, perché lui è tutto e niente, tutti e nessuno.
È l’everyman del ventunesimo secolo, alle prese con la vita moderna. Figlio di una donna semplice e di un uomo rimasto cieco a seguito di un incidente, Matteo ha passato la sua infanzia tra Ancona e la casa di campagna dei nonni, dove, tra due tipi diversi di realtà, vissute attraverso regole facili da rispettare, ma anche intrinsecamente delicate e complesse. La riservatezza della vita campestre e quella legata alla sua situazione familiare particolare formano il suo carattere di bambino curioso e solitario, e lo rendono un adulto di carattere mite e altruista, che decide di diventare medico per prendersi cura del prossimo, capace di stupirsi ancora per ogni piccolo miracolo della vita. Ma anche di sprofondare nell’abisso più profondo del dolore, senza riserve e senza porre alcuna resistenza.
La moglie, Nora, alla quale Matteo si rivolge costantemente durante il racconto della sua vita, non c’è più. La storia della sua drammatica scomparsa è toccante, sconvolgente. La descrizione, estremamente dettagliata ma anche molto rapida, cinematografica, dell’evento come se si stesse svolgendo proprio sotto gli occhi del lettore, lascia addolorati, increduli, porta il livello di empatia con il protagonista a un piano superiore di tangibile emozione. La pace e l’equilibrio che il protagonista dimostra mentre narra in prima persona le sue vicende personali si fondono nella fragilità e nell’ immaturità del suo approccio nei confronti dei primi anni della sua vita “da grande”. Aver incontrato Nora per lui è stato come trovare un faro dopo aver navigato per molto tempo nel buio più completo; perderla, prima che lui avesse avuto il tempo di schiudersi completamente alla vita, grazie alla sua saggezza istintiva e naturale, è una totale catastrofe fisica e morale.
“Nel mondo dove la luce risplende sempre, la notte è assente, ma la strada che conduce a quel mondo ha la densità buia e vischiosa di un fiotto di petrolio. Il petrolio viene dalle viscere della terra. L’oscurità del nostro cuore, da dove viene? Sale anche lei da quel ventre incandescente? E quella della nostra mente? Perché allora, alla nascita, non ci viene messa in mano una lanterna?”Matteo reagisce al dolore come un uomo qualsiasi potrebbe fare: si dà all’alcool, inizia a trascurare il lavoro, a essere egoista ai limiti della crudeltà, anche con chi desidera aiutarlo. Una discesa all’inferno di questo tipo, che potrebbe sembrare quasi stereotipata, a una più profonda riflessione rende il suo percorso ancora più credibile, proprio per la sua drammatica semplicità.
Un uomo di natura gentile e premurosa, incapace di filtrare i propri sentimenti, di chiedere aiuto nel momento del bisogno più impellente, al quale non è stato insegnato a comunicare, o che per vari motivi non è stato in grado di imparare, è destinato ad un cammino aspro e solitario per ritrovare sé stesso. La sua reazione iniziale, di continuare a vivere ancora e più intensamente di prima senza fermarsi mai a riflettere su quanto gli è accaduto, – lo porta a camuffare ulteriormente il suo vero io, a portare una maschera che non gli appartiene, l’ennesima da quando è al mondo. Il vuoto esteriore è ormai tutt’uno con quello della sua anima, addirittura non sa più dire dove inizi uno e finisca l’altro. Matteo continua apparentemente a essere immerso nella vita, in realtà fa di tutto per rovinare la sua e quella di chi vuole stargli vicino, compresa quella di una nuova compagna che potrebbe aiutarlo nel suo cammino, o di un figlio che potrebbe riaccendere in lui quella luce di cui tanto avrebbe bisogno.
“In questi anni, ascoltando le vite e le domande di tante persone, mi sono reso conto che un nanerottolo – più o meno arrogante, più o meno baldanzoso – vive in tutti noi. Alcune vite, come la mia, sono segnate dal tocco dell’estremo; altre, nel loro scorrere, contemplano una quotidianità più piatta – tuttavia nessuno è esente dallo scontro con questa forza che, costantemente e caparbiamente, vuole condurci al suo meschinissimo livello.”Come scopre Matteo, bisogna fare come Pollicino nel bosco, bisogna perdersi per ritrovarsi; anche in questo caso, ognuno ha la sua via. Dopo la morte del padre, che gli lascia una lunga e commovente lettera, capisce che, prima ancora di trovare la risposta giusta, bisogna trovare la Domanda alla quale dare tale risposta. Per questo motivo, abbraccia la scelta dell’ospedale per cui lavora di concedergli un lungo periodo di aspettativa a seguito del suo comportamento professionale ormai discutibile e decide di ritirarsi, di fermarsi finalmente, per ascoltare sé stesso in tutto quello che è, è stato e potrebbe essere. Decide che l’unica scelta possibile dell’uomo è di collaborare con Colui che è al di sopra di tutto, senza attendere passivamente che sia Lui a fare tutto il lavoro da solo, mentre lui, come molti altri esseri umani, per paura o per abitudine, è occupato a fare “altro” in modo convulso, aggrappandosi al dolore come a una scusa per giustificare qualsiasi debolezza del proprio carattere, qualsiasi cecità emotiva. Vedere e non limitarsi a guardare, questa è la scelta dell’Uomo.
Attraverso lo stile discorsivo di un romanzo che è anche un po’ diario, un’autobiografia dedicata alla persona amata, un percorso di crescita solitaria, ma anche comune, dove i tanti perché che il protagonista rivolge alla moglie non possono ovviamente trovare risposte dirette, se non attraverso la rielaborazione di eventi e sentimenti vissuti quando erano ancora insieme, la storia di Matteo coinvolge il lettore, dapprima in sordina, poi sempre più intensamente, fino a renderlo partecipe dei suoi pensieri e del suo percorso di crescita, dall’infanzia al presente, in un’altalenarsi continuo e vibrante di emozioni, scoperte, distruzione e ricostruzione. Un percorso che non ha mai fine e che si teme, e si spera, non debba finire dopo la morte. Una speranza costituita da una piccola fiamma che può essere alimentata solo con la volontà e con l’azione, o con la mancanza totale e volontaria di essa. Un vero e proprio romanzo di formazione, consigliato a chi vuole scoprire, o riscoprire, il talento di Susanna Tamaro.
BOOKTRAILER
L'AUTRICE:
Susanna Tamaro, nata a Trieste nel 1957, ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia, diplomandosi in regia. Per 10 anni ha lavorato per la televisione, realizzando documentari scientifici. È una delle scrittrici italiane più conosciute e amate in tutto il mondo. Ha pubblicato romanzi per adulti di straordinario successo: La testa fra le nuvole (1989) Per voce sola (1991), Va’ dove ti porta il cuore (1994), Anima Mundi (1997), Cara Mathilda (2001), Rispondimi (2001), Più fuoco più vento (2002), Fuori (2003), Ascolta la mia voce (2006), Luisito (2008). Il suo romanzo più famoso, Va’ dove ti porta il cuore, oltre ad aver venduto 15.000.000 di copie in tutto il mondo, è stato inserito fra i 150 “Grandi Libri” che hanno scandito la storia d’Italia, in occasione delle celebrazioni sull’Italia unita al Salone del libro di Torino. I diritti del libro sono già stati venduti in Olanda, Germania, Spagna, Portogallo, Turchia, Serbia, Corea e Slovacchia.