La denuncia arriva direttamente dalla Repubblica Islamica, in un comunicato che non lascia spazio ai dubbi: l’Iran del “moderato” Rohani ha impedito all’Associazione degli Scritto Iraniani di svolgere la consueta riunione mensile. La riunione, secondo quanto è possibile sapere, si sarebbe dovuta svolgere il 21 gennaio scorso a casa di uno dei membri dell’Associaizione. Pochi giorni prima dell’incontro, però, colui che avrebbe dovuto ospitare gli scrittori è stato convocato d’urgenza al Ministero dell’Intelligence e costretto a cancellare in tutta fretta l’incontro. Nella coraggiosa denuncia pubblica, l’Associazione degli Scrittori lamenta di aver ricevuto pressioni dai regime iraniani sin dalla sua costituzione nel 1968.
In un incontro con gli artisti iraniani tenutosi l’8 gennaio scorso, il Presidente Rohani aveva dichiarato che l’arte doveva essere libera e non sottostare ad alcun controllo del Governo. Le dichiarazioni del Presidente, con grande enfasi, era state strategicamente pubblicate su Twitter e diffuse ai media mondiali. A dispetto della charm diplomacy, però, nella Repubblica Islamica le cose non sembrano affatto mutate. Gli scrittori iraniani, a tal proposito, scrivono che il loro problema centrale non è la “definizione del concetto di libertà”, ma la “totale assenza di libertà” con cui sono costretti a lottare quotidianamente. Tra gli scrittori maggiormente oppressi dal regime c’è il poeta Payam Feili, omosessuale, oppresso dal regime e costretto a lasciare il suo lavoro. Le poesie di Payam, ci sono oggi note grazie agli attivisti internazionali che si sono prodigati per far ascolatre a tutto il mondo le sue opere!