L'irriverenza dell'illogico
Pubblicato da Elisabetta Bricca Titolo Prove per un incendioAutore Auslander Shalom
Prezzo € 15,30
Dati 2012, 319 p., brossura
Traduttore Caporello E.
Editore Guanda (collana Narratori della Fenice)
Trama:
Solomon Kugel, un quasi quarantenne pieno di paure e ossessioni, decide di fuggire dalla città per trasferirsi con la moglie e il figlioletto a Stockton, nell'anonima provincia americana. Spera così di ricominciare da zero: di lasciarsi alle spalle i pericoli, le malattie, ma soprattutto il peso di un passato che non gli appartiene. La storia della sua gente. L'Olocausto. La guerra. Con loro c'è anche l'anziana madre di Kugel, ferocemente attaccata alla vita, ostinata nel negare la realtà e nel comportarsi come una superstite delle persecuzioni naziste, anche se è nata e cresciuta in America ed è stata solo una volta in un campo di concentramento - ma da turista. Come se non bastasse, un misterioso piromane minaccia l'incolumità degli abitanti della zona, appiccando il fuoco alle fattorie vicine. Niente di più angosciante, per un uomo che non riesce a scacciare il pensiero della morte e che tiene un taccuino per segnare le "ultime parole" da pronunciare nell'istante fatale. E tutto questo perché Kugel, in fondo, è un ottimista: ha un bisogno così disperato che le cose vadano meglio, che non riesce a smettere di pensare al peggio. Per di più, una notte Kugel sente degli strani rumori provenire dalla soffitta. C'è qualcuno. Una donna molto anziana, malata. Dice che sta scrivendo un libro, che se ne andrà quando lo avrà finito. Ironia della sorte, non si tratta di un inquilino qualunque.
RECENSIONE Care lettrici, cari lettori, qual è il confine tra realtà e immaginario? Con “Prove per un incendio” Shalom Auslander si spinge sulla linea sottile che separa l’apparente dal reale, in un libro tra il serio e il faceto, in cui l’ironia pungente diviene la chiave d’interpretazione di accadimenti storici che hanno segnato eventi e le culture di diverse nazioni. Parliamo di Shoa, di sterminio degli ebrei, ma in modo diverso da come ci hanno abituato a leggerne. Sarà che Auslander racchiude in sé quel sarcasmo, e quella leggerezza, tipica dei narratori yiddish che strappano sempre un sorriso anche davanti alla tragedia. Un modo per sdrammatizzare gli eventi e per sopravvivere alla crudeltà umana che ci guida con mano esperta nel dipanare i grovigli della psiche umana.
“Come molti altri nuovi arrivati, i Kugel avevano scelto Stockton perché la storia non aveva scelto Stockton”Solomon Kugel decide di lasciare la città, insieme alla sua famiglia, e di trasferirsi a vivere in campagna, in seguito a un evento che ha sconvolto il già precario equilibrio tra lui e sua moglie. Cercano un luogo dove poter ricominciare da zero, un luogo che non attiri l’attenzione, che sia dimenticato da tutti, dove poter ricominciare a vivere. Acquistano una vecchia fattoria sbilenca, isolata. O come dice la stessa ex padrona di casa:
“E’ imperfetta, in un mondo che pretende la perfezione, e il suo difetto è quello di avere difetti. Trasparenza assoluta, signor Kugel: è autentica”Ma Solomon è troppo ossessionato dalle sue paranoie, dalle sue paure per riuscire a godersi anche questa nuova realtà. Si dice in giro che un piromane si diverta a dare fuoco alle fattorie. Ma sarà vero oppure è solo il frutto di una suggestione collettiva? Fatto sta, Solomon vive perennemente in uno stato d’ansia e d’angoscia, facendosi portavoce di riflessioni esilaranti (che sono poi quelle dell’autore) sui diversi modi di morire. Gli fa da contraltare sua moglie, la quale sembra invece porsi in modo leggero e positivo nei confronti della nuova vita. Una famiglia, insomma, quella dei Kugel, davvero singolare, a partire dalla madre di Solomon, uno dei pezzi forti della storia, una donna che è convinta di aver vissuto l’Olocausto, mentre è nata, invece, dieci anni dopo la tragedia.
E la Shoha torna insistentemente lungo tutte le pagine del libro come un marchio che ha forgiato la stessa vita di Solomon, la ragione principale delle sue paure delle sue fobie. Un passato di cui il protagonista non riesce a liberarsi e che torna improvviso come un fulmine a ciel sereno, minando la sua già fragile sicurezza. Rumori provengono dalla soffitta della fattoria accompagnati da un fetore nauseabondo. Chi e cosa si nasconde tra gli scatoloni e i topi? Una scoperta illogica che lascia Solomon – e anche il lettore – sconvolto e incredulo, e che porterà il protagonista a scendere a patti con se stesso, con la propria umanità, e con le sue piccole grandi catastrofi quotidiane.
Scritto con tono dissacrante, coinvolgente, tragicomico “Prove per un incendio” è un libro irriverente e molto originale, che pone l’uomo a riflettere davanti alla grande mistero della vita, della morte, e dell’assurdo che spesso irrompe nella nostra esistenza.
L'AUTORE:
Shalom Auslander è nato e cresciuto a Monsey, New York.
Ha scritto per le testate «New Yorker», «Esquire» e «New York Times Magazine» e collabora regolarmente alla trasmissione radiofonica This American Life. Nel 2005 ha pubblicato la raccolta di racconti Beware of God. Nel 2007 Foreskin’s Lament, tradotto in italiano Il lamento del prepuzio. In Italia è pubblicato da Guanda, presso cui è uscito anche A Dio spiacendo (2010) e Prove per un incendio (2012).