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L’Islam sotto la Mole. Visita alla Moschea Taiba

Creato il 17 gennaio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Mentre il mondo intero piangeva le vittime della strage parigina a Charlie Hebdo, leader politici e intellettuali sollevavano da più parti il problema dell’integrazione dell’ Islam nelle società occidentali. Echi di questo dibattito sono giunti fino a Torino, città dalla lunga tradizione di accoglienza e inclusione, che ospita una vasta galassia di associazioni islamiche. É difficile stimare l’effettiva presenza di musulmani in Piemonte, a causa della carenza di dati statistici recenti: una ricerca del centro Federico Peirone, datata però al 2006, stimava circa 40.000 fedeli, di cui i tre quarti concentrati nella provincia e nella città di Torino. Attualmente si ipotizza la presenza di circa 50.000 credenti, di cui però solo la metà, secondo gli imam, frequenta regolarmente le moschee. Il capoluogo subalpino ospita in totale 16 centri islamici, distribuiti principalmente tra San Salvario, Porta Palazzo e Aurora, zone ad alta densità di popolazione araba.

Proprio ad Aurora si trova uno dei centri islamici più frequentati di Torino: la moschea Taiba di via Chiavasso, gestita dall’Associazione Islamica delle Alpi. Qui Retrò Online ha incontrato Brahim Baya, classe 1985, addetto stampa dell’associazione, che tra un bicchiere di thé verde e una mandorla racconta la nascita del sodalizio, fondato nel 1998 da un gruppo di fedeli in prevalenza di origine marocchina. “Il nome stesso indica il forte legame con il territorio piemontese. Noi non ci sentiamo un’associazione di immigrati, ma di musulmani italiani“. Agli inizi non c’era un centro di culto, ma solo la sede dell’associazione, che si occupava di sostegno economico ai fedeli in difficoltà e di mutuo soccorso, nonché di attività di educazione spirituale e incontri aperti alla cittadinanza. Solo nel 2006 è stata aperta la sala di preghiera Taiba (uno dei nomi di Medina, la città di Maometto), che può ospitare fino a mille praticanti. “Non si tratta di una vera e propria moschea, in quanto l’Islam non ha un’intesa confessionale con lo Stato italiano – precisa Baya – abbiamo avuto solo il cambio della destinazione d’uso da fabbricato industriale a luogo di culto: una volta qui si producevano film”. Il capannone, abbandonato, era divenuto una fonte di disagio per il quartiere e quindi si è trattato di una sorta di intervento di “riqualificazione”. “Sapendo dei timori legati all’apertura di questi centri, abbiamo subito cercato un contatto con il quartiere per illustrare le nostre attività: dalla diffidenza iniziale si è passati ad una stretta collaborazione, tanto che ospitiamo spesso i comitati di quartiere”. Nel 2013 l’apertura di un seconda sede, in via Reycend, con il progetto di un centro giovanile. Brahim Baya tiene a sottolineare il valore sociale della moschea: “per noi è un fattore di repulsione della criminalità, almeno di quella musulmana, in quanto allontana dal quartiere spacciatori e malviventi”. Non sono mancate nel tempo numerose attività per il confronto ed il dialogo religioso tra Islam e altre fedi, come la Giornata Ecumenica del 27 ottobre scorso.

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  L’interno della Moschea Taiba
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Nel corso dell’intervista sopraggiunge Mohammed El Bahi, presidente dell’associazione dal 2011. Di origine marocchina, laureato in Giurisprudenza a Mainz, ha vissuto per diversi anni in Germania, dove la comunità musulmana, racconta, “è in prevalenza turca ed estremamente frammentata”. Mentre si discute dei fatti di Parigi e delle loro implicazioni nel rapporto tra musulmani e non arriva la posta, che dimostra ancora una volta come la strada dell’integrazione sia ancora lunga e difficoltosa. Tra le varie lettere c’è infatti una missiva dal testo inequivocabile:

Il consiglio di guerra del Gruppo di resistenza anti islamista I gruppo Torino ha deliberato all’unanimità la ritorsione per i fatti accaduti in Francia. Nei modi appropriati e nei tempi più favorevoli saranno intraprese azioni dirette di distruzione di interessi islamici sul territorio nazionale. Pagherete caro, pagherete tutto. Morte all’Islam!

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In diretta una lettera minatoria contro i musulmani”, sorride Baya. “Questa sì che è guerra santa” – aggiunge il presidente – “gireremo la lettera alle forze dell’ordine”. L’Associazione aveva, peraltro, condannato sin da subito la strage di Parigi, esprimendo solidarietà ai familiari delle vittime. Lunedì 12 alcuni rappresentanti dell’Aia avevano anche partecipato, insieme ad altri gruppi, alla cerimonia di commemorazione presso la Sala Rossa del Consiglio comunale di Torino.

A questo indirizzo è consultabile il sito dell’Associazione Islamica delle Alpi (presente anche su Facebook).

Tags:brahim baya,centro islamico,gra,integrazione,islam,lettera minatoria,mohamed el bahi,moschea,musulmani,piemonte,taiba,torino

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