Tra le molte cose che mi diverto a fare, c’è anche la pittura. Nessuna aspirazione, solo divertimento. E così, per gioco, anni fa dipinsi “Ego”.All’epoca mi divertivo ad usare questa tecnica delle linee intersecate tra loro, poi riempite con pochi colori di base. Non sempre la risultanza cromatica era buona, ma nel caso di “Ego” fui pienamente soddisfatta.
Nessuno ha mai pensato di essere originale, siamo un infinitesimo ripetersi nell’Universo, ma lo stesso mi ha sorpreso venire a conoscenza dell’opera di Gabriele Orozco, “Samurai Tree”, leggendo su The Guardian un articolo su Christian Scheidemann, fondatore e presidente del Contemporary Conservation.
Christian Scheidemann posa di fronte a “Samurai Tree” di Gabriele Orozco
Con una breve ricerca, ho trovato che Samurai Tree è un’opera del 2005 che l’autore ripropone in svariate versioni, mantenendo colori e tecnica.
Samurai Tree, una delle versioni
La similitudine con “Ego”, parte prima di tutto dall’uso dei tre colori: bianco, blu e rosso e dalla tecnica delle linee intersecate e riempite con i colori a contrasto. Ciò che varia è la realizzazione finale e il concetto che le anima, ognuno tiene stretto il suo.
Questa piccola situazione mi ha portato a riflettere che non esiste un’opera unica, che le idee vengono mescolate e sono reminiscenze del passato, fusione di altri concetti; che non esiste innovazione vera ma rimaneggiamenti in chiave odierna di esperienze passate.
E voi, cosa ne pensate?
Avete avuto modo di ritrovare vostre opere in lavori simili di altri?
Esiste l’innovazione o siamo solo lenti cambiamenti su radici esistenti?
In questo caso non possiamo parlare di copiare perché non conoscevo l’opera di Gabriele Orozco e tantomeno lui conosceva la mia!
Chiara