Si sono però levate moltissime proteste perché lo spot offende palesemente il sentimento religioso. Si vede infatti un uomo legato a un letto in una posizione che richiama l’iconografia del Cristo in croce, e torturato da una donna in abiti succinti con frustino in mano. L’uomo rivolge lo sguardo verso l’alto, chiedendo aiuto al padre.
L’Istituto dell’Autodisciplina pubblicitaria, dopo le giuste e inevitabili valanghe di proteste, ha deciso di intervenire obbligando Mediaset e l’azienda a “desistere dalla diffusione” dello spot andato in onda durante il mese di aprile, a causa dei suoi contenuti offensivi del sentimento religioso, «che si vorrebbe invece immune da attacchi completamente immotivati, come quelli portati a meri fini di strumentalizzazione commerciale».
La notizia è riportata su Avvenire, quotidiano fra i promotori delle proteste. «È evidente – scrive l’Iap - la volgarizzazione di figure connotate da forte sacralità e spiritualità, che vengono invece banalizzate dallo spot contestato e connotate di aspetti fortemente terreni e provocatoriamente maliziosi e trasgressivi».