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L’Italia dei disvalori

Creato il 11 ottobre 2012 da Faustodesiderio

Ciò che mi ha sempre colpito dell’Italia dei Valori – intendo della dicitura “Italia dei Valori” resa poi con l’acronimo Idv che sembra un codice commerciale – è l’improntitudine, la sfacciataggine; insomma, il cattivo gusto. Come è possibile che il suo fondatore Antonio Di Pietro non abbia visto che nell’intestarsi l’Italia dei Valori si condanna tutto il resto dell’Italia ad essere l’Italia dei Disvalori? Proprio quell’Italia a cui, a quanto si apprende ora da una segnalazione della Banca d’Italia e dalla relativa inchiesta della Procura di Roma, sembra essere iscritto anche il capogruppo dell’Italia dei Valori alla valorosissima Regione Lazio: Vincenzo Salvatore Maruccio. Che cosa gli viene contestato? Una cosetta: assegni e prelievi irregolari dai conti del suo gruppo consiliare per un ammontare di 700 mila euro. Così l’Italia dei Valori diventa per contrappasso l’Italia dei Disvalori e dall’Idv si passa all’Idd. Capita, un po’ troppo spesso, a tutti coloro che si presentano al popolo come gran moralizzatori: si presentano come puri, puliti, onesti e poi si scoprono impuri, sporchi, disonesti. Se fossero stati un po’ più cauti e onesti – intellettualmente onesti, che è l’unico modo umano per essere onesti – non si sarebbero presentati come la personificazione politica della virtù e avrebbero evitato di fare questa figuraccia che per carità della solita patria chiamiamo figuraccia senza aggettivazione aggiunta.

Aristotele, tanto per fare un nome che qui c’entra come il cavolo a merenda, diceva che l’uomo è moralmente mediocre. Mia nonna, che non conosceva il filosofo greco, diceva che il più pulito c’ha la rogna. Anche Antonio Di Pietro, come mia nonna, non conoscerà il filosofo greco, però anche lui, da buon figlio di contadini, avrà sentito il detto popolare sulla rogna ma se la sua coscienza lo avesse ripetuto al momento della scelta del nome da dare al suo partito ora non avrebbe questa brutta rogna. Presentando Vincenzo Salvatore Maruccio agli elettori romani, Di Pietro se ne disse “orgoglioso”. Ora ha detto di averne chiesto e ottenuto le dimissioni in un battibaleno: «Si è dimesso dal partito, da coordinatore regionale, da capogruppo e soprattutto da consigliere: gli avevamo dato tre ore di tempo. La magistratura svolga il suo compito». Insomma, si è dimesso da tutto. Mi viene in mente quella canzone di Enzo Jannacci che fa: «Se me lo dicevi prima…». È proprio il caso non tanto del capogruppo, ma del capo del partito: le dimissioni arrivano troppo tardi, così tardi che forse sono addirittura ingiuste, mentre il partito dei Valori avrebbe il dovere di attendere e comunque di dare ora un sostegno al suo valoroso iscritto. Invece, si pratica la logica purista in cui il corpo infetto è tagliato perché sia chiaro che si tratta di un corpo estraneo che non può in alcun modo contaminare la purezza del partito moralizzatore e moralista.

Ma possiamo dire che tutto si sia risolto con le immediate dimissioni di Maruccio? Non è una questione né di soldi – che pure son tanti – né di onestà – che non farebbe male. È, come si diceva un tempo, una questione politica. Il capogruppo dell’Idv doveva essere il cane da guardia dell’onestà pronto ad azzannare “er Batman”, invece giocava a fare Robin. E di tutto questo Antonio Di Pietro ci viene a dire che non sapeva niente. Io gli credo. Ma così si ripropone il dilemma: chi scegliere tra il politico onesto ma fesso e il disonesto ma capace? Tuttavia, più del dilemma atterrisce la sua sintesi dell’incapace politico disonesto.

tratto da Liberalquotidiano.it dell’11 ottobre 2012



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