Magazine Diario personale

L’italia della crisi ritorna patria degli scrocconi

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

 

Questa nomea, di scrocconi incalliti, profittatori, furbastri e furbetti, forse che si forse che no ce l’eravamo tolta con l’avvento del nuovo millennio, tirando finalmente un sospiro di sollievo perché, forse che si forse che no, finalmente i turisti avrebbero finito di arrivare qui e pensarci incalliti tarocca tori, inghuaribili mammoni, pigri ma esperti nell’unica arte conosciuta: quella “dell’arrangiarsi”.

Ebbene nulla abbiamo potuto contro la crisi: siamo dovuti tornare ai buoni vecchi insegnamenti dei nonni, che l’hanno fatto prima di noi, e ricominciare ad arrangiarci. Ad arrabattarci qua e là, a rivenderci più o meno onestamente (all’ombra delle grandi istituzioni che nulla fanno – anzi!- per aiutarci a rientrare su un mercato del lavoro che ci faciliti e incoraggi chi ci deve dare un lavoro a fare le cose onestamente, invece che a profittarsi bassamente di noi, chè gli conviene e tanto nessuno controlla).

E se da una parte abbiamo dovuto farci imprenditori di noi stessi, imparare a venderci (e sognare di non svenderci troppo), a comunicarci, a riciclarci, a occuparci. Così come alcuni hanno imparato nei tempi addietro a scansare le fatiche, alcuni di noi hanno dovuto imparare a farsene carico per più e più volte, che una vita ormai ci basterebbe e avanzerebbe.

E mille e mille stratagemmi abbiamo dovuto inventarci per riuscire a portare qualcosa in tavola, alle nostre famiglie.

Anni fa ci scandalizzavamo dei vecchi cui non bastava la pensione, e andavano nei cassonetti dietro ai supermercati o alla fine dei mercati a rovistare nella spazzatura. Poi ci siamo scandalizzati delle opere di carità, delle mense dei poveri, dei frati francescani che offrivano riparo e rifugio. Prima agli immigrati, clandestini e non, e poi ai nostri vecchi. E poi alla nostra mezza età.

E ora anche alle nostre giovani famiglie. Con due disoccupati e due o tre figli, magari.

Ieri  l’articolo che mi ha fatto sorridere amaramente: comparso sulle news, strombazzato dai tg… i ristoratori lamentano la crisi, gli italiani non vanno più al ristorante o in pizzeria, e preferiscono andare a pranzo o cena dai genitori, o farsi invitare dagli amici.

Il taglio dell’articolo mi ha urtato, più che altro: che si lasciasse trapelare che dietro qualsiasi intento conviviale dell’invito “a casa di amici” ci fosse il freddo calcolo di chi spera di scroccare da mangiare “a ufo” cavandosela con poco o niente, mi ha veramente annoiata.

Anche perché a me, hanno insegnato che non ci si presenta a mani vuote a casa di chi ti sfama, e devo ammettere che, fatti due conti, visto il mio terrore mortale di far brutta figura e passare da scroccona, finisco per spendere più in regali e pietanze portate che in quelle che eventualmente avrei cucinato… ma vedete ora che i miei sforzi sono sempre stati tutti inutili: passo lo stesso nella categoria degli scrocconi!

E io che mi illudevo di tornare a casa a pranzare la domenica con i miei genitori per il piacere della loro compagnia, e che ogni volta che si usciva con gli amici mi sentivo in colpa perché non potevo mai offrire più di un giro, e a volte neanche quello (tanto che ho smesso di uscire con gli amici, per  non sentirmi perennemente in debito, e una poveraccia)… vengo ora a scoprire cosa sono: una scroccona!

E come tale, perfettamente nella media nazionale.

Beh, allora mi consolo, se non sono l’unica no? Come si dice: mal comune…. Povera Italia!

 


Archiviato in:abitudini da disoccupati, parole, punti di vista, vita da disoccupati Tagged: a sbafo, a ufa, a ufo, alimentari, approfittare, costi, costo, crisi, disoccupata, disoccupati, disoccupato, disoccupazione, fare la spesa, furbeschi, furbetti, mangiare, mangiare sano, mercato del lavoro, nonni, ospitare, ospitate, ospiti, portafoglio, profittatori, ristorante, scroccare, scrocco, scrocconi, supermercati, tarocchi, uscire, vita da disoccupati, vita da disoccupato

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