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L’Italia di Dickens

Creato il 04 ottobre 2011 da Albertocapece

L’Italia di DickensPeccato non avere Charles Dickens fra noi perché l’Italia di oggi sembra uscita dalle sue pagine. Gli orrori di Oliver Twist, le miserie del lavoro e il viscidume alla Huriah Heep, la manipolazione dei dati e della realtà ai danni dei lavoratori come in Hard Times. E insieme il clima  da Circolo Pickwick degenerato che regna nelle classi dirigenti.

Basta sfogliare i giornali per leggere che malattie come la tubercolosi che sembrano scomparse stanno tornando alla grande, facendosi strada tra le nuove povertà e le voragini sempre più grandi del welfare. Basta girare per strada e vedere moltiplicarsi i negozi del “compro oro”, ultima sponda per tenersi a galla e fingere una dignità perduta di onnivori consumatori, basta girare per banche per vedere come aumentino le file agli sportelli dedicati  all’attività da monte di pietà.

E una volta arrivati sul posto di lavoro ci si accorge di come l’atmosfera di incertezze e ricatti stia viaggiando verso il diapason, come il ritorno dei padroni delle ferriere sia imminente, anche se maglioncini e vezzose sciarpe tentino di depistare le vittime e di preparare psicologicamente i futuri capò politici di questa macelleria. “Qualunque uomo può essere allegro e affabile quando è ben vestito” , diceva il grande Charles. E certo nemmeno immaginava i piccoli e fatiscenti falansteri che crollano sulla testa degli operai a fare da contrappunto alla levigatezza televisiva.

Statistiche e numeri  formalmente esatti, ma giocati in maniera da alterarne il senso vengono martellati dentro le teste, affermazioni banali e prive di senso, ma espresse con assoluta protervia, sostituiscono le idee, programmi e realtà solo in forza della loro ripetitività, senza che nessuno osi chiedere perché.

E persino le straordinarie idiozie del governo, dei suoi ministri e dei suoi clientes  fanno ridere il mondo intero, ma sono anche  il tema centrale di un tentativo di bavaglio, ridicolo persino in una banana republic. Il Circolo Pickwick non ha fortuna con gli ottusi e le oligarchie.

Si ci vorrebbe Dickens. Quello che in una lettera a Stendhal scrisse: “Pensate se voi ed io fossimo italiani e fossimo cresciuti dall’infanzia minacciati continuamente da confessionali, prigioni e sgherri infernali, potremmo voi ed io esser migliori di loro? Saremmo noi così buoni? Io, se ben mi conosco, no”. Un bel viatico per il nostro ritorno all’ Ottocento.


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