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L’Italia è commissariata. Dall’Europa ci stanno spingendo a scegliere il meno peggio: Monti

Creato il 13 dicembre 2012 da Iljester

Monti e BersaniL’Italia è di fatto commissariata, non da oggi, ma da un anno. Ma è in questi ultimi giorni di follia pre-elettorale che si sente la mano pesante di Berlino e dell’Europa. I quali chiaramente non vogliono né Berlusconi né la sinistra la Governo. I motivi sono ovvi e diametralmente opposti per finalità e interessi.

Per quanto riguarda Bersani, credo che la stima dei burocrati europei e dell’attuale cancellierato tedesco nei confronti del segretario del PD sia di molto inferiore a quella che i sinistri d’Italia sbandierano ai quattro venti. Nonostante le rassicurazioni e gli ammiccamenti, Bersani non è una garanzia, neanche per Parigi (che ha dato tutta la sua stima a Monti). Il suo, del resto, è il partito della spesa pubblica, e un simile partito cozza contro la politica di rigore dei conti pubblici richiestaci dall’Europa. Ci fosse stato Prodi al posto di Bersani, probabilmente le cose sarebbero state diverse. Ma l’uomo in questione è figlio della vecchia politica del PCI, che vede nella spesa e nelle tasse le formule magiche per risolvere i problemi degli italiani. Peccato che siano formule magiche delle quali si è attestato il pieno fallimento. Senza contare che comunque con Bersani & Co. nell’Europa dei banchieri e dei burocrati ci finiremmo comunque, dritti dritti e senza fiatare.

L’Italia è commissariata. Dall’Europa ci stanno spingendo a scegliere il meno peggio: Monti

Per quanto riguarda Berlusconi, credo che l’argomento sia stato già sviscerato ampiamente in questo blog. Il Cavaliere è un rompiscatole ingombrante in Europa. È una scheggia impazzita, un cane sciolto, non controllabile dalla burocrazia europea e nemmeno da Berlino. Del resto, la sua ridiscesa in campo è stata traumatica dalle parti del vecchio “Muro”, visto che è stata organizzata con una salva di siluri fotonici a danno del Governo tedesco e delle comari europee. Quelle dichiarazioni antieuro e antitedesche hanno fatto davvero male, anche perché in esse c’è del vero che non è stato certo partorito dal “Cassandro” Berlusconi, potendo vantare ben altri padri illustri.

Dunque resta solo Monti, l’uomo dell’Europa. L’uomo affidabile, il Commissario fedele a Bruxelles e Berlino (e non disdegnato da Parigi). L’uomo, in altre parole, che può garantire una certa politica di integrazione dell’Italia nei meccanismi europei. Una integrazione totale, dalla quale il nostro paese non riuscirà più a sfuggire. Una volta che quote sensibili di sovranità nazionale verranno trasferite (e in parte lo sono di già), sarà difficile riprendersele. La politica economica (e non solo quella) a questo punto rischia di essere scritta per noi direttamente dal cancellierato tedesco, di concerto con la Commissione europea. In verità, questo viene già fatto, ma ancora siamo con un piede fuori. Se Monti diventasse Premier, le probabilità che si arrivi a una resa definitiva aumentano vertiginosamente, ma non sono certe, né scontate.

In questo marasma, chi ne fa (e farà) le spese è solo il popolo italiano, (che sarà) costretto a scegliere – complice un massacro mediatico senza precedenti del centrodestra italiano – tra i due e le due offerte elettorali peggiori di sempre: Monti e Bersani. Va da sé, che se mai gli italiani dovessero scegliere il centrosinistra bersaniano, si finirebbe comunque mani e piedi in Europa, ma a pezzi, come carne da macello, con la quale i tedeschi e i francesi  banchetterebbero allegramente. Diversamente se mai gli italiani dovessero scegliere Monti, nell’Europa della burocrazia oligarchica e bancaria ci finiremmo senza pitstop, ma sicuramente con un ruolo diverso, perché Monti e il suo ipotetico Governo verranno sostenuti dalle forze moderate, e dunque – si presume – con un programma realmente liberale, non basato sulle tasse, ma sui tagli alla spesa e un (si fa per dire) serio rilancio dell’economia.

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Come disse (a ragione) Montanelli, qualche decennio fa, «turiamoci il naso, poi votiamo DC». Più o meno è quello che saranno costretti a fare ancora una volta gli italiani, se mai le offerte politiche con le maggiori probabilità di successo fossero (o rimanessero solo) quelle più su esposte.


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