Firenze. Piazza Dalmazia. Un cinquantino apparentemente normale si avvicina a un gruppetto di senegalesi. Si mette le mani in tasca non per tirare fuori un euro per un accendino ma una Smith&Wesson 357 Magnum, parente della 44 di Clint Eastwood. Spara manco fosse capodanno. Ne ammazza due così, con due colpi, tanto per chiarire le sue non pacifiche intenzioni. Prova a far fuori anche il terzo ma Sougou Mor, un trentaduenne veloce e scattante come una gazzella, gli si para davanti con le braccia tese. Il “giustiziere bianco” gli tira contro quattro colpi ravvicinati, tre gli fracassano le ossa delle braccia il quarto gli si infila nel torace. È in fin di vita all'ospedale, difficile che se la cavi. L’emulo di Callaghan si chiama Gianluca Casseri, frequenta ambienti di estrema destra, lo vedono spesso a Casa Pound e ha fondato una rivista,“La soglia”, che definire oltranzista è usare un eufemismo. I nazifascisti prendono immediatamente le distanze dal loro compagno di fede. “È pazzo”, dicono. Ma sulla rete è già un eroe.
Roma. Blitz, la notte scorsa, dei Carabinieri del Ros. L’obiettivo è un’organizzazione di estrema destra che si fa chiamare “Militia”. Le accuse verso i suoi affiliati sono gravissime: associazione a delinquere, diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico, apologia di fascismo, deturpamento di cose altrui, procurato allarme, minacce alle istituzioni e ai loro rappresentanti. Tanto per capire chi sono i fascistazzi di Militia, e il loro grado di intelligenza e sensibilità politica, diciamo che hanno provato a rompere le palle anche a Gianfranco Fini, Renato Schifani, Gianni Alemanno e perfino all’ex presidente degli Stati Uniti, George Bush. Inutile dire che, nel frattempo, se la sono presa con un numero imprecisato di romeni e che la comunità ebraica romana, e il suo presidente Riccardo Pacifici, sono stati il bersaglio preferito delle loro ideologiche attenzioni. I Ros ne hanno arrestati cinque. I loro nomi restano al momento coperti dall'anonimato. Quello che si sa è che sono dei coglioni e anche parecchio violenti. Torino. Una ragazzina di sedici anni, cattolica e figlia di cattolici, passa il pomeriggio con il suo ragazzo in un garage. Lì fanno all’amore. Per lei è la prima volta. Perde la verginità che fino a quel momento aveva rappresentato un valore indiscusso per lei e per la sua famiglia. Viene colta dal panico, dalla vergogna, non sa come dire a sua madre che non è più vergine e allora s’inventa una storia. A poche centinaia di metri dal suo quartiere c’è un campo rom. Gli abitanti sono inferociti per i piccoli furti che subiscono di continuo e lei pensa che raccontare di essere stata violentata da due di loro possa rappresentare un fatto credibile. È quello che fa. Solo che i suoi vicini di casa la prendono molto male e decidono di farsi giustizia da soli. Mentre, incalzata dai carabinieri che non credono a una parola del racconto, la ragazza sta per crollare e per confessare come sono andate effettivamente le cose, dal campo rom iniziano ad alzarsi le fiamme della punizione. Solo che ad appiccarle non è stato Dio in persona ma quattro razzisti che non hanno tenuto in nessun conto che in quel campo vivevano donne e bambini. La ragazza, pentita, ha chiesto scusa. Sapete dove e come lo ha fatto? Scrivendo una lettera su Facebook, social network frequentato notoriamente da tutti i rom del mondo che ne approfittano per scambiarsi le valutazioni sull’oro. Uno si chiede: “Ma perché denunciare proprio i rom?” La ragazza risponde che lei non è razzista ma che, uscendo dal garage, ha incontrato il fratello che l’ha vista in condizioni non normali. Proprio in quel momento due giovani rom stavano scappando e inventarsi la storia che fossero stati loro due a violentarla è stato un riflesso immediato e per nulla condizionato. Niente a che fare con il razzismo insomma, ma con una specie di istinto di sopravvivenza pensando alle botte dei suoi genitori. Sono solo tre dei mille fatti che sicuramente saranno accaduti nelle ultime ore, tre episodi di una gravità a scalare che hanno alla base altrettanti cattivi maestri. I benpensanti dicono che gli italiani non sono razzisti ma che hanno semplicemente paura della “diversità”, come se la normalità fosse sancita dalla Costituzione e non da secoli di dittatura morale imposta dalla chiesa, dalle ideologie xenofobe, dalle teorie dei superuomini e dai fan della supremazia razziale. Il presidente Napolitano dice che è un’aberrazione non dare la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nati nel nostro paese. All’appello del presidente risponde Cita Calderoli che dice: “Mai, alzeremo le barricate”. Sono anni che la Chiesa rema contro i matrimoni religiosi misti, soprattutto per quelli fra immigrati maschi musulmani e donne italiane. E sono anni che dietro questi piccoli consigli comportamentali si cela una delle paure più grandi dei cattolici: essere messi in minoranza da una maggioranza musulmana. Non è razzismo, ma istigazione all’odio religioso si. Proliferano le associazioni di estrema destra, nazifascisti ad oltranza e per sempre, che hanno preso la data di nascita di Hitler e l’hanno trasformata nel loro Natale. Non si macchiano di episodi eclatanti come quelli di Firenze ma di piccole efferatezze e angherie quotidiane, le stesse degli organi di informazione leghista che spingono alla delazione e allo spionaggio contro i “clandestini” anche la nostra amica casalinga di Abbiategrasso e il pensionato delle Ferrovie dello Stato di Busto Arsizio. Speculando sulle paure del “diverso”, il parlamento italiano giustifica la mancata approvazione della legge contro l’omofobia, d'altronde le lesbiche e i froci sono “fieri di esserlo come i ladri”, direbbe “testa di minchia” Mimmuzzo nostro spalancando le sue voraci fauci. Siamo un paese nel quale convergono una serie di forze contrarie a ogni tipo di cambiamento. Poi ognuno usa le armi che gli sono più congeniali e, come direbbe un noto personaggio cinematografico: “Ogni uomo dovrebbe conoscere i suoi limiti” (indovinello con citazione testuale).