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L’Italia è vecchia: il 20% è over 65. In un decennio sono raddoppiati gli ultracentenari

Creato il 30 marzo 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Invecchiamento inarrestabile in Italia: oltre un connazionale su 5 ha più di 65 anni. I “giovani anziani” (ossia i 65-74enni) sono oltre 6 milioni, pari al 10,6% della popolazione residente. E i valori regionali variano da un minimo dell’8,9% della Campania a un massimo di 13,1% della Liguria. E’ la fotografia scattata dalla XII edizione del Rapporto Osservasalute (2014) presentata oggi a Roma all’Università Cattolica. Nello studio si evince la differenza tra Nord e Sud e la differenza tra l’età media degli italiani e degli stranieri residenti in Italia.

(dozzilla.wordpress.com)

(dozzilla.wordpress.com)

L’opposta struttura per età tra residenti con cittadinanza italiana e residenti stranieri. Per la componente italiana i 65-74enni rappresentano l’11,3% della popolazione residente contro l’1,9% registrato per gli stranieri. Gli “anziani” (75-84 anni) sono più di 4 milioni e rappresentano ben il 7,6% del totale della popolazione ma, anche in questo caso, è possibile notare differenze geografiche. In Liguria tale contingente rappresenta ben il 10,2% del totale, mentre in Campania è “solo” il 6%. Le differenze nella struttura per età della popolazione per cittadinanza si fanno, in questo caso, ancora più marcate: gli “anziani” sono l’8% degli italiani contro lo 0,6% dei residenti stranieri. La popolazione dei “grandi vecchi” è pari a oltre 1 milione e 700 mila unita, pari al 3% del totale della popolazione residente.

Si conferma il boom degli ultracentenari. Gli ultracentenari italiani sono molto più che raddoppiati nel periodo 2002-2013, passando da poco più di 6.100 nel 2002 a oltre 16.390 nel 2013. In termini relativi, nel 2002, ogni 10.000 residenti uno era ultracentenario, mentre nel 2013 quasi tre. Si noti che, nell’ultimo anno di calendario, considerando sia gli uomini sia le donne, si è registrato un incremento di ben 1.361 unità, incremento annuo pari a più del 9%. Infine, la componente femminile è più numerosa: nel 2013, infatti, le donne rappresentano l’83,2% del totale degli ultracentenari.

L’innalzamento dell’età media in Italia. Nei 10 anni trascorsi dal 2002 al 2012, gli uomini hanno guadagnato 2,4 anni, mentre le donne 1,4 anni. E’ migliorato, sempre nel decennio, lo stato di salute degli italiani che risulta complessivamente buono, con una diminuzione del tasso di mortalità infantile. Su quest’ultimo punto ci sono però differenze non da poco tra Nord e Sud: nel 2011 il tasso di mortalità infantile è stato di 3,1 morti per 1.000 nati vivi, in diminuzione rispetto al 2006 in cui era di 3,4; si noti però che un nato residente nel Meridione ha una probabilità di morire nel primo anno di vita 1,3 volte superiore rispetto a uno residente al Centro e 1,4 volte superiore rispetto a uno residente al Nord. Quanto alla speranza di vita, è passata dal 2002 al 2012 per gli uomini da 77,2 a 79,6 anni e per le donne da 83 a 84,4 anni. È da alcuni anni, comunque, che si assiste al riavvicinamento della durata media della vita di donne e uomini. Rimane ancora consistente la distanza tra i due generi (+4,8 anni a favore delle donne nel 2012 contro i +5,8 anni nel 2002). Permangono le differenze a livello territoriale: per entrambi i generi la Pa di Trento registra la speranza di vita alla nascita più alta, la Campania quella più bassa. Le malattie cardiovascolari costituiscono, ancora oggi, in Italia, uno dei più importanti problemi di salute pubblica: esse sono tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità. (ADNKRONOS)


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