Magazine Cultura
Nel giorno del 150mo anniversario dell'Unità d'Italia, celebriamo degnamente i successi sportivi di un popolo che ha segnato oltre un secolo di storia con le sue epiche gesta e le sue leggendarie imprese.
Il nostro Paese, unico al mondo, ha saputo sin dall'inizio imporsi nelle più svariate discipline. Le prime medaglie olimpiche estive giunsero a Parigi nel 1900, con 2 ori (Gian Giorgio Trissino nell'equitazione ed Antonio Conte nella scherma) e 2 argenti (di nuovo Trissino ed Italo Santelli ancora nella scherma), mentre gli sport invernali celebrarono il primo sontuoso trionfo a St.Moritz nel 1948, quando l'indimenticato Nino Bibbia sbaragliò la concorrenza nello skeleton. Anche nel calcio l'Italia si rivelò sin da subito come nazione di riferimento, conquistando i titoli iridati del 1934 e del 1938. Erano gli anni del Fascismo, dove lo sport tricolore toccò per la prima volta vette sino ad allora inesplorate, entrando a far parte inesorabilmente nella cultura della gente. Il Duce profuse molte energie nello sviluppo dell'attività fisica e l'apoteosi di tali investimenti si registrò nella superba Olimpiade di Los Angeles 1932, la migliore di sempre per gli azzurri con 36 medaglie complessive (12 ori) ed il secondo posto finale nel medagliere (mai così in alto nella storia) alle spalle degli Stati Uniti. L'Italia fu sin da subito all'avanguardia anche negli sport motoristici. Nel 1950 nacque la F1 e con essa il mito Ferrari, la scuderia di gran lunga più vincente di tutti i tempi e sempre presente in ogni competizione iridata. Attualmente è più che lecito affermare che non avrebbe ragione di vita questa disciplina senza la presenza della casa di Maranello. I primi due Mondiali, tuttavia, non furono appannaggio della Ferrari, bensì di un'altra marca...italica! L'Alfa Romeo, infatti, pilotata da Nino Farina e dall'argentino Juan Manuel Fangio, si rivelò una folgore imprendibile. L'Inno di Mamelì risuonò radioso anche nella prima edizione del Motomondiale, con Nello Pagani e Bruno Ruffo rispettivamente campioni del mondo nella 125 e 250. Se il tricolore si è innalzato solenne nei cieli di tutto il globo sin dagli albori delle prime competizioni sportive, gli sviluppi successivi furono ancora migliori. Nacquero le prime grandi icone (Coppi e Bartali nel ciclismo, Primo Carnera nella boxe) con le quali i cittadini si identificarono, acquisendo la consapevolezza di essere un popolo di prima grandezza. Con le Olimpiadi di Roma 1960 (36 medaglie e terzo posto nel medagliere) si ebbe una svolta epocale, forse decisiva. Da quel momento si consolidò l'epopea verde, bianco e rossa, in un susseguirsi di trionfi ed affermazioni memorabili. Quasi sempre invidiata dagli stranieri, l'Italia ha sfoderato nel susseguirsi dei decenni dei fuoriclasse intramontabili, le cui colossali imprese senza tempo rimarranno indelebili nei libri di storia: Livio Berruti, Pietro Mennea, Sara Simeoni, Alberto Cova, Vincenzo Maenza, Novella Calligaris, i fratelli D'Inzeo, Gustavo Thoeni, Adriano Panatta, i fratelli Abbagnale, Klaus Dibiasi, Antonio Rossi, Giacomo Agostini, Valentino Rossi, Alberto Tomba, Marco Pantani, Paolo Bettini, Norberto Obersburger, Alessandra Sensini, Valentina Vezzali, Armin Zoeggeler, Dino Meneghin, Lorenzo Bernardi, Cristiana Conti, Juri Chechi, Francesca Schiavone, Paola Pezzo, Domenico Fioravanti, Massimiliano Rosolino, Federica Pellegrini. Un'Italia che nel corso del tempo ha allargato i propri orizzonti, riuscendo a primeggiare anche in specialità dalle scarse tradizioni (tennis tavolo, triathlon, pentathlon moderno, beach volley, squash, ginnastica ritmica, combinata nordica, salto con gli sci), raggiungendo una completezza unica nel pianeta, che la rende immensa, splendente ed inimitabile. Una potenza che sempre calcherà con onore ed ambizione i grandi palcoscenici mondiali, nel ricordo di una tradizione gloriosa.
Federico Militello
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