L'Italia? Non è un Paese per bambini

Creato il 30 gennaio 2012 da Informasalus @informasalus


L'Italia? Non è un Paese per bambini

“L'Italia non è un Paese a misura di bambino. Tutte le politiche del welfare non sono orientate ai bisogni dell'infanzia e non incentivano le giovani coppie a mettere su famiglia”. 
È quanto ha affermato Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica di Roma, in riferimento al ritratto dei bambini italiani fornito dal 'Libro Bianco 2011, la salute dei bambini” realizzato da Società Italiana di Pediatria (Sip), Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Società Italiana Medici Manager, presentato oggi a Roma.
I bambini italiani sono sempre meno:  dal 1871 al 2009 la natalità si è quasi dimezzata (-74,25%) e attualmente si assesta a 9,5 bebè ogni mille abitanti contro, ad esempio, 12,8 della Francia.
Nascono più bambini al nord, dove ci sono migliori misure di welfare: nel biennio 2008-2009 i valori più alti di natalità si sono registrati nella provincia di Bolzano (10,7 per mille), nella provincia di Trento (10,4) e, a pari merito, in Valle d'Aosta e Campania (10,3), mentre i valori più contenuti si riscontrano in Molise (7,6), Liguria (7,7) e Sardegna (8,1).
La Liguria è la regione più vecchia, con il 14,6% di under 18, mentre i più giovani sono i campani (21,6%), gli abitanti della provincia di Bolzano, i siciliani e i pugliesi.
In generale i bambini italiani risultano in buona salute, anche se in sovrappeso. Nel periodo 2003-2008 la mortalità infantile (entro i 12 mesi) e quella neonatale (entro il primo mese) sono notevolmente diminuite, rispettivamente dell'8,7% e del 9,9%.
Si riscontrano però forti differenze regionali, con quella infantile al minimo (1,6 casi per 1.000) per la provincia di Trento mentre il primato negativo (4,82 casi per 1.000) è della Calabria. Con la crescita iniziano i problemi con la bilancia: come segnala il rapporto, in aumento sono infatti le cattive abitudini alimentari, in particolare per le ragazzine.



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