TECNICA (La Valletta). Mettiamola così: lo 0-2 con cui l’Italia ha fatto lo scalpo a Malta in terra isolana, ci avvicina ancora di più all’iride brasiliano del prossimo anno. Di positivo però, guardando bene il match, c’è soltanto questo, perché ieri, per ammissione dello stesso Ct Prandelli, gli azzurri hanno pasticciato parecchio e contro un avversario tutto sommato non trascendentale, specie nel 1° tempo, si è sofferto troppo. Ma che per l’ex tecnico della Fiorentina non sarebbe stata una giornata da ricordare lo si era capito già dal pomeriggio: a poche ore dal fischio di inizio, Morgan De Sanctis ha chimato a raccolta staff tecnico e compagni di squadra per avertirli che, con 36 primavere compiute oggi sul groppone, l’addio all’azzurro non è più rimandabile. Dalla prossima tornata dunque, ai ritiri di Coverciano non lo vedremo più, dopo due europei, un mondiale e una Confederations Sup (2009) passati a far da collante nello spogliatoio (solo 6 presenze, fattivamente, per lui).
Andando alla gara, per l’Italia la strada ha buttato all’ingiù dopo soltanto 8’: Dmech “spiana” El Shaarawy in area, Pirlo cede l’onere del dischetto a Balotelli che con la solita calma placida dagli 11 metri dà il vantaggio agli azzurri. Da lì però inizia un’autentica tortura cinese per Prandelli: in campo ci sono solo i rossi maltesi, al quarto d’ora Buffon esce male su Schembri, e stavolta il penalty è per i locali. Buffon però si riscatta parando il rigore a Misfud. Il sonno dei Prandelli boys, specie nelle retrovie, continua, e sempre Misfud fa tremare i polsi a Buffon cogliendo una traversa con un poderoso destro. Nel finale di primo tempo però, una bella azione corale in salsa milanista tra Montolivo, De Sciglio e Balotelli si conlude con un piattone vincente dell’ex City: è lo 0-2 della tranquillità. Nel secondo tempo tanti errori da ambo le parti, e spazio a Candreva, Diamanti e Cerci, terzetto dal quale uscirà il jolly di centrocampo che Prandelli porterà in Brasile, con il secondo favorito per esperienza. Per il resto però, c’è l’impressione che con avversari più quotati bisognerà sbagliare decisamente meno.