L’Italia sta cambiando, i politici no. A loro penserà Serpico
Creato il 21 dicembre 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Stanno cambiando gli scenari e non solo quello politico. Del professor Mario Monti, e del suo governo, abbiamo scritto quello che ne pensiamo fin da quando Silvio gli ha allungato il campanello d’argento del consiglio dei ministri, sancendo così un passaggio di consegne che era nell’ordine delle cose. Il piacere di vedere Berlusconi andarsene da Palazzo Chigi era stato però mitigato dalla consapevolezza che, anche se in maniera soft, il presidente Napolitano aveva preso la Costituzione per le palle e l’aveva pure strizzata un po’. Di governi tecnici la storia d’Italia è ricca ma messo in piedi in questo modo ci aveva dato la conferma di quanto andavamo predicando da anni, che il nostro paese ha una classe politica mediocre fatta da nullafacenti ambiziosi e da guitti di quart’ordine che solo le elezioni avrebbero potuto mandare a casa. Con il passare dei giorni però ci siamo resi conto che in questo caso valeva il vecchio adagio “a mali estremi...”, con quel che segue. A fronte, cioè, di una classe politica putrefatta, prigioniera di se stessa e dei propri privilegi, moralmente bacata e priva di qualsiasi senso dello Stato, l’unica soluzione era un atto d’imperio. Capiamo solo adottando questa chiave di lettura, le ragioni di Roberto Calderoli che ogni giorno tuona contro il presidente della repubblica colpevole di avergli tolto il Rivarossi dalle mani. Il passaggio da potentissimo uomo di governo a mezzacalzetta, deve aver traumatizzato il povero Cita a tal punto che, venuti a mancare i privilegi figli del miracolo bossiano, Calderoli si è ritrovato a fare quello che strutturalmente gli appartiene: niente. Si continua a parlare degli ex ministri solo perché quelli attuali stanno smontando pezzo per pezzo tutte le porcherie che avevano trasformato in leggi grazie ai voti di fiducia. Si continua a parlare degli ex pasdaran di Silvio e dei vuoti a perdere di Bossi perché il Professore li addita ogni giorno come esempi da non seguire, anche se usando parafrasi e metafore che rendono meno dolorose le accuse di incapacità. Così, passo dopo passo, sembra quasi che Monti abbia preso appunti minuziosi del discorso di Antonio Borghesi alla Camera e che ne stia usando passaggi seguendo il metodo del chiagni e futti. Stanno cambiando gli scenari, dicevamo. Apprendiamo, ad esempio, che Mario Monti vuole mettere mano alla Rai. La sua idea è quella di insediare un supermanager e tre consiglieri, probabilmente di “area”, uno del Pdl, uno del Terzo Polo e uno del Pd. Una informazione meno schierata sarebbe un primo transito verso quella libertà di chiacchiera della quale sentiamo un gran bisogno, ma anche un modo di togliere il servizio pubblico dalle secche della complementarietà nei confronti di Mediaset che i lunghi anni del potere berlusconiano hanno considerato quasi un fatto consolidato. Se la cultura è uno dei fattori fondamentali (se non il primario) della crescita delle persone, togliersi dalle palle il Garimberti, la Lei, Minzolini e i suoi derivati e i lettori passivi delle veline di Paolino Pa Bonaiuti sarebbe solo il primo passo, praticamente una dose di metadone. L’altro scenario che sta cambiando è quello dell’evasione fiscale. Quando “Serpico” entrerà in azione, se i dati introdotti saranno corretti, ne potremmo vedere delle belle. Il supercomputer analizzerà milioni di dati incrociando tutti quelli provenienti dall’Agenzie delle Entrate, dai conti correnti bancari, dai datebase della Pubblica Amministrazione, dalle Poste Italiane e verificherà se i cittadini pagano le tasse che i riscontri faranno emergere. Ci sono da recuperare 250/300 miliardi di euro, che non sono bruscolini ma 5 manovre, e la possibilità di servizi veri e di infrastrutture da paese civile. Il governo Monti ha quantificato l’importo della corruzione dilagante in Italia, fattore che, nella classifica dei paesi più corrotti del mondo, ci fa precedere perfino dallo Zambia e dalla Thailandia. Sono altri 60 miliardi tondi tondi che, solitamente, le pubbliche amministrazioni (e quindi tutti noi) si ritrovano sul groppone per qualche dirigente infedele e politico truffaldino. Un altro scenario in movimento è quello del beauty contest delle frequenze televisive. Corrado Passera ha dato seguito a quanto detto sommessamente a Che tempo che fa, ne ha bloccato l’assegnazione gratuita e rimesso al centro della questione l’interesse primario dello stato a fronte di quello privato di un tale che continua a chiamarsi Silvio Berlusconi. Sta prendendo corpo, insomma, quell’imboscata di cui Silvio aveva parlato, dopo l’approvazione dell’odg in parlamento, favorevole a una riconsiderazione della gratuità delle frequenze televisive. E c’è un altro scenario che sta cambiando, quello delle auto di lusso. Il problema di una Porsche o di una Ferrari è che chi le possiede spesso denuncia al fisco 20mila euro l’anno, buoni a comprare al massimo lo sportello di destra di una potente fuoriserie. Ora, gli aumenti, i controlli fiscali e il prezzo della benzina stanno correndo il rischio di far chiudere, oltre a un’epoca, anche il settore automobilistico della fascia altissima. La Saab, tanto per fare un esempio, ha fatto istanza di fallimento. Per finire (ma ci sarebbero almeno altre venti notizie da commentare) sembra che il ministro Profumo voglia riaprire i concorsoni per l’insegnamento. È proprio vero, pensare è degli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione (quiz cinefilo di media difficoltà).
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