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L'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
presenta
L'obiezione di coscienza e l'applicazione della 194
Dibattito in occasione della presentazione di
"C'è chi dice no. Dalla leva all'aborto come cambia l'obiezione di coscienza", di Chiara Lalli
Sabato 25 febbraio, ore 10, Palazzo Valentini, Sala della Pace, via IV Novembre, 119/a, Roma
Oggi di obiezione di coscienza si parla soprattutto in campo sanitario, in particolare rispetto alla interruzione volontaria di gravidanza.
L'obiezione di coscienza ha subìto un profondo cambiamento semantico, consacrato quando è entrata come diritto positivo nelle leggi italiane: prima con il servizio civile alternativo alla leva, poi con la legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza e la legge 40 sulle tecniche riproduttive.
Fino ad allora chi sceglieva l'obiezione di coscienza si opponeva a una legge, a un divieto o a una imposizione. Era un reo. Poi sono stati tracciati dei confini legali. Una specie di riserva in cui gli obiettori potevano essere addomesticati. L'obiezione di coscienza è entrata nel sistema normativo e l'obiettore, seppure a certe condizioni, è stato autorizzato dalla legge.
L'obiezione di coscienza è un esempio illuminante dei rapporti tra le scelte individuali e le leggi dello Stato; tra l'ambito normativo e lo spazio della nostra morale. La libertà di scelta altrui non è minacciata dalla decisione dell'obiettore genuino, se non in un senso debole per cui ogni nostra azione riguarda anche gli altri. Il conflitto non è tra un singolo e l'altro, ma tra un singolo e l'obbligo di rispettare un divieto o un ordine la cui violazione non lede il diritto di qualcuno. Anteporre un dovere morale a una legge comporta però un prezzo da pagare, spesso molto alto. L'obiezione di coscienza, inoltre, è una azione pacifica e individuale.
Il profilo dell'obiettore ha subìto negli ultimi anni un vero e proprio stravolgimento. È frequente che lo scontro sia tra un singolo e l'altro: i medici che non vogliono eseguire aborti per ragioni di coscienza entrano direttamente e personalmente in conflitto con le donne che richiedono quel servizio previsto dalla legge 194.
La manipolazione del suo significato è compiuta: l'obiezione di coscienza è spesso brandita come arma contro l'esercizio delle singole volontà. È un destino buffo per uno strumento dal sapore liberale e libertario, più affine all'individualismo e alla disobbedienza civile che all'autoritarismo e al moralismo legale.
La discussione è oggi tanto più urgente perché secondo l'ultima relazione sull'applicazione della 194 la media nazionale di obiettori supera il 70%, con punte di oltre il 90.
Non possiamo più eludere alcune domande: come può funzionare un servizio fiaccato dal 75% di defezioni? È giusto scegliere una professione e poi chiedere un esonero? E se tutti gli operatori fosse obiettori, come sarebbe garantita l'applicazione della 194? Perché l'obiezione di coscienza dovrebbe valere solo per i medici, e non per gli avvocati, i giudici o le forze dell'ordine?
Filomena Gallo
Segretario dell'Associazione Luca Coscioni
Mirella Parachini
Membro di direzione dell'Associazione Coscioni, vice Presidente FIAPAC
PROGRAMMA
L'Associazione Luca Coscioni presenta L'obiezione di coscienza e l'applicazione della 194
Dibattito in occasione della presentazione di
C'è chi dice no. Dalla leva all'aborto come cambia l'obiezione di coscienza, di Chiara Lalli
Sabato 25 febbraio, ore 10, Palazzo Valentini, Sala della Pace, via IV Novembre, 119/a, Roma
Modera: Mario Pappagallo, giornalista del Corriere della Sera
Insieme all'autrice intervengono:
Rocco Berardo, consigliere Regione Lazio, lista Bonino Pannella
Filomena Gallo, avvocato, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni
Mirella Parachini, ginecologo, vice Presidente FIAPAC, membro della direzione dell'Associazione Luca Coscioni
Mario Puiatti, presidente AIED
Conclude: Emma Bonino, vice Presidente del Senato
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