Lavo via il sapore acido del vomito che ho in gola con l’ennesimo sorso di Jack. Lo immagino scorrere sotto pelle,nelle vene,sino al cervello e qui far esplodere,con minuziosa cura e precisione,quei neuroni che contengono il tuo ricordo.
Vorrei fosse così,invece la mia rabbia perde solo lucidità. Sono seduto sul pavimento gelido del bagno da non so quanto. Bevo e vomito.Vomito e bevo.Inzio a pensare che le due cose siano correlate.
Se tu fossi qui,qui davanti a me,mi guarderesti con quell’espressione carica di rimprovero che fa comparire sulla tua fronte una piccola ruga. Poi ti inginocchieresti,mi asciugheresti con la manica il sudore freddo dalla fronte,sussurrandomi nell’orecchio:”Andiamo a letto”. Ma tu non ci sei.Tu sei morta. O mi hai semplicemente lasciato.Che differenza fa? Ricordo,ecco cosa sei diventata. Si inizia a ricordare qualcuno quando il presente ne è privo.Bisogna riempire i vuoti della mancanza.Tu sarai ricordo,indelebile,immutabile,perfetto nell’ingannevole falsificazione che la mente opera su tutto ciò che ferisce.
I tuoi denti bianchi,il buffo rumore che fai quando starnutisci,il tuo giocare con i miei capelli davanti ad un film,le nostre risate ai fornelli per la mia incapcità,i tuoi occhi chiusi mentre mi baci,il leggero arco che la tua schiena descrive quando facciamo l’amore,le tue mani che disegnano storie sulla mie pelle nuda.
Rimane tutto li.
Incastrato in sinapsi efficenti,nemmeno sfiorate dal whisky che continuo ad ingurgitare.
Il rubinetto perde.Piccole gocce si schiantano ritmicamente sul lavandino.
Ti sono bastate due valige per raccogliere la tua vita e separarla dalla mia. Ho cercato per casa piccoli frammenti di te,ma ho trovato solo me negli armadi,nei cassetti,nel letto. Solo me. Tanto che ho creduto di averti immaginata.Il dolore che ho nel petto ha riso di tanta stupidità e ha iniziato a bruciare di più.
Due valige.Credevo avessi portato più cose,nella nostra vita.È questo quello che pensavo quando ti ho vista di fronte a me,con il soprabito nero,pronta ad andartene. Aspettavi qualcosa.La mancia?Mi sono morso la lingua,le labbra,i pensieri,ma ho detto la sola cose che un uomo può dire quando non rimane più nulla da aggiungere. “Da quanto tempo ci vai a letto?”
Un mezzo sorriso ha spezzato l’immobilità del tuo viso mesto. “Pensate sempre che vi lasciamo per le misure del vostro pene,quando ad essere inadeguate sono le dimensioni del vostro cuore,del vostro amore,dei vostri pensieri.” Ed è come se avessi raccolto tutti i miei difetti,le mie imperfezioni,le mie insicurezze,le avessi lucidate e lustrate in modo che tutti potessero vederle,senza più essere nascoste dalla polvere del mio ego.
Hai preso le tue due valige e sei uscita,chiudendo delicatamente la porta alla tue spalle. Solo un click.Niente ‘BAM!’,niente rumore.O forse non l’ho sentito,distratto com’ero dal chiasso che esplodeva nella mia testa.
Silenzio.Fuori.
Come adesso.Solo il suono di gocce d’acqua che cadono,inutilizzate e inutili.Sprecate.
I miei occhi bruciano.Il pavimento è freddo.C’è puzza di vomito in questa stanza.Continuo a bere anche se la bottiglia è ormai vuota,non saprei che altro fare.
Mi chiedo quale amore così grande lui sia in grado di darti,quali pensieri riempiano il poco spazio che vi divide quando sei tra le sue braccia;mi chiedo quale poesia lui sia in grado di raccontare al tuo cuore. Rido.L’unica domanda che bussa impaziente nella mia testa è:”State scopando?”
Chissà se ogni tanto pensi a me,a quel povero idiota che stai lasciando annegare nella sua bile e nel suo vomito.Hai pianto,almeno un po’?Hai pensato di ritornare,almeno una volta?
Vorrei sapere che mi rivuoi,che ti manco.Vorrei vederti ritornare.Chiedere scusa,vorrei le tue labbra suelle mie.Ancora.
Solo così,sapendo che tu mi vuoi,smetterei di volerti.