“L’OCCHIO CINEFILO-BUIO IN SALA”:
recensione film “DOVE ERAVAMO RIMASTI”; dal 10 settembre 2015 al cinema
Il ritorno della trasformista Meryl Streep e del grande regista Jonathan Demme, questo è “dove eravamo rimasti”, titolo originale “Ricki and the flash”. Bisogna innanzitutto dire che la sceneggiatura è di Diablo Cody (per me sopravvalutata come sceneggiatrice) e che la sua sceneggiatura è piuttosto banale e già vista mille volte sullo schermo, purtroppo Diablo Cody non è riuscita a dare quel tocco di follia in più che vivacizzasse la trama che va da sé e salvata dall’atomica performance di Meryl Streep e dall’ottima regia di Demme che confeziona una dram-comedy musicale con la sua visione misurata volutamente e in un certo senso romantica della storia narrata. La protagonista Ricki (Meryl Streep) per dedicarsi alla musica e alla sua carriera anni prima ha abbandonato marito e figli. Dopo tanti anni inizia a sentire il peso di questa scelta anche perché la sua carriera non ha avuto l’evolversi da lei sperato; all’improvviso riceve con sua gioia l’occasione per riavvicinarsi alla famiglia abbandonata. Infatti l’ex marito Pete (Kevin Kline) torna a farsi sentire per dirle che la loro figlia Julie (Mamie Gummer, vera figlia della Streep) è caduta in depressione dopo il di lei divorzio e ha bisogno delle parole di una madre. Ricki così torna a casa volenterosa di recuperare il tempo perduto con i suoi figli, ma presto si accorge che non è così facile comunicare con figli ormai adulti e che hanno fatto le loro scelte e recuperare un rapporto pieno di incomprensioni. Alla fine ci sarà un inevitabile scontro fino a quel momento inesploso dopo tanti anni di lontananza con il finale che vira in uno scontato confronto familiare che nulla toglie e nulla aggiunge a ciò che si è già visto ovunque. Jonathan Demme mette la sua bravura al servizio di un film dalla trama insipida se non fosse per il glam e la forma fisica e vocale della Streep. Il regista ha puntato il suo occhio cinefilo sui rapporti familiari logorati da anni di rancori e delusioni ed è da applaudire per questo e per l’attenzione verso l’universo femminile le cui scelte sono sempre dolorose comunque esse si facciano. Il regista ha cercato di usare una regia leggera e discreta che non si è intromessa in una trama senza un guizzo vincente. La coppia Demme-Streep salva il film da oblio certo.
DANIELA MEROLA