“L’OCCHIO CINEFILO”: recensione film “WILD” dal 2 aprile 2015 al cinema;
Il nuovo film del regista canadese Jean-Marc Vallèe è “WILD”, regista che ha vinto tre premi oscar con “DALLAS BUYERS CLUB”; il film è tratto dal libro scritto da Cheryl Strayed, autobiografia della stessa che ha voluto raccontare la sua tumultuosa vita: “WILD: una storia selvaggia di avventura e rinascita”, libro che è stato adattato per il grande schermo da Nick Hornby. Questo film del regista canadese è la storia, come nel suo precedente, di una rinascita, un percorso di consapevolezza della protagonista Cheryl Strayed che dopo una vita tra violenze del padre, una madre morta di tumore, un divorzio alle spalle, senza un lavoro si butta sul sesso compulsivo e sull’eroina per dimenticare; a 26 anni sembra una donna finita in piena crisi esistenziale. Decide così di partire per un viaggio per provare a ritrovarsi, non riuscendo a perdonare se stessa, parte per un trekking di più di 1500 km. Dal mojave desert fino al pacific north west, attraversando il pct, il sentiero delle creste del pacifico, non propriamente una passeggiata. Dai suoi appunti di viaggio è stato tratto il libro che ha folgorato l’attrice Reese Witherspoon che ha coinvolto il regista Vallèe e lo scrittore Hornby che ne ha curato la sceneggiatura. Un road movie sentimentale con un lieto fine che si intuisce sin da subito. La vera Cheryl Strayed è oggi una donna serena che ha partecipato alla lavorazione del film, e la cui figlia Bobbie ha interpretato lei da ragazzina. Il film ha descritto una “rivelazione”, quella di una vita nuova, ma ha peccato di poca incisività. “Wild” è un film a tratti bello grazie alla natura inflessibile che viene descritta dalle immagini e che diventa per la protagonista una scuola di coraggio, ma la sceneggiatura è un po’ snervante per il desiderio non realizzato di esplicazione dei sentimenti. La regia di Jean-Marc Vallèe a sua volta è rimasta nei classici canoni del film di redenzione e non è andata oltre le inquadrature della magnifica natura, della protagonista mai inserita nel contesto del film e dei suoi incontri lungo il viaggio che l’hanno aiutata a cambiare. Le dinamiche del film di redenzione sono rimaste le solite e si sono condensate sullo sforzo della facile commozione per coinvolgere gli spettatori. Anche i continui flash back spezzettano il film in un rituale noioso. Eppure la storia è abbastanza interessante e i paesaggi bellissimi. Ma il film risulta forzato e ha quel senso di artificiosità a tratti insostenibile.
DANIELA MEROLA