“L’OCCHIO CINEFILO-BUIO IN SALA”:
“IL PROFESSOR CENERENTLO” dal 7 dicembre 2015 al cinema.
Arriva il nuovo film di leonardo Pieraccioni “il professor cenerentolo”, dal quale ci si aspetta risate e boom di incassi al botteghino. Il film è il 12°diretto e interpretato dall’attore e regista fiorentino in 20 anni di carriera. La sceneggiatura è dello stesso Pieraccioni con Giovanni Veronesi e Domenico Costanzo e denota, come pure la regia, una voglia di Pieraccioni di avventurarsi su territori nuovi, fatti di più realismo e profondità e anche di più cinismo narrativo. A detta dello stesso regista dovrebbe essere il film della svolta, ma purtroppo risulta impantanato nelle stesse sabbie comiche. E’ un dispiacere dirlo perché Pieraccioni ha talento e idee originali e una vis comica notevole però in questo film non riesce a risultare “divertente” oltre quello che già non è ed è stato. E’ la storia di Umberto che è un ingegnere che per salvare la sua azienda dalla bancarotta tenta una rapina in banca ma colto sul fatto si prende tre anni e due mesi di reclusione nel carcere di Ventotene. Qui può frequentare la biblioteca locale e girare film educativi insieme ai suoi compagni di sventura e al direttore del carcere. Durante la proiezione di uno di questi film Umberto incontra Morgana una insegnante di ballo che vuole frequentarlo e che lo scambia per un operatore culturale che lavora in carcere. Umberto glielo fa credere pur di non perderla e inizia a inventarsi mille occasioni per incontrarla e uscire dal carcere nonostante il rientro obligatorio sia a mezzanotte. Il film è una commedia gradevole e discretamente divertente, dove si nota, come dicevo sopra, il desiderio di Pieraccioni di trovare una maggiore complessità narrativa e registica, cosa che in questo film non riesce o comunque non del tutto. IL film è un film di Natale ma il risultato è un guazzabuglio senza testa né coda che lascia perplessità e imbarazzo di giudizio. Il tempo è passato e Pieraccioni ha smarrito quel filo narrativo che era tra il naif e il surreale per fare spazio ad un Pieraccioni più disincantato e per fare spazio ad una presunta maturità registica e narrativa che in questo film non va oltre la sufficienza e la classicità di Pieraccioni. Nel cast si ritagliano un loro spazio laura Chiatti nel ruolo di Morgana, Sergio Friscia in quello di un carcerato siciliano, Davide Marotta nel ruolo di Arnaldino, addetto alla biblioteca con un animo da James Bond intrappolato in un corpo bonsai, e Flavio Insinna nel ruolo del direttore del carcere che svolge bene per quel che il suo ruolo richiede. Si salva il finale dove si intuisce dove potrebbe dirigersi in futuro il regista toscano, il momento introspettivo e serio dove il protagonista cerca il perdono della figlia per il suo amore imperfetto. Questo finale rivela una narrazione più profonda, fatta di tenerezza e potenzialmente divertente proprio per il suo pathos intrinseco. Da menzionare la canzone cantata da Pieraccioni che fa parte della colonna sonora che merita un plauso.
DANIELA MEROLA