“L’OCCHIO CINEFILO”: recensione film “BIRDMAN”(o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza)
Dal 5 febbraio 2015- al cinema;
Un film non per tutti questo “BIRDMAN” del regista Alejandro Gonzalez Inarritu che mancava dalla regia dal 2010 anno del suo “BIUTIFUL”. Ritorna con questo film incredibile per potenza visiva e trama, film che è stato anche presentato all’ultima mostra del cinema di Venezia 2014 e che rappresenta per il regista messicano un ritorno con un genere per lui nuovo, la commedia, in questo caso nera; nel ruolo del protagonista Riggan Thomson, un uomo in lotta con il proprio ego e le proprie ambizioni e alle prese con le illusioni della fama, troviamo un inedito, meraviglioso Michael Keaton. Il film è un appassionante viaggio con una regia spettacolare, una sceneggiatura perfetta e delle grandi interpretazioni di Keaton e di Edward Norton. Il protagonista Riggan Thomson è un attore hollywoodiano in declino che in passato ha interpretato il ruolo di un supereroe, Birdman appunto, e che ora attraversa una fase di crisi professionale; decide così di portare in scena a Broadway una piece che gli possa così restituire la fama perduta e dimostrare di essere un artista vero. Ma la cosa si complica per i capricci e il carattere dell’attore protagonista della piece Mike ( Ed Norton), per l’impazienza della fidanzata Laura, per colpa della figlia Sam (Emma Stone) e per l’intromissione perenne dell’ex moglie Sylvia, e tutti insieme portano Riggan in uno stato di confusione mentale. Il regista mette in scena le luci e le ombre di Hollywood, le speranze e le disillusioni in questo film magnifico, una black comedy piena di spunti, idee, citazioni, e lo fa con uno stile registico unico, che unisce cinema e teatro in un unico piano sequenza, un esperimento riuscito che solo un regista come Inarritu poteva osare e vincere la sfida rendendo il film non per tutti, un film da vivere, da studiare, da osservare, poi da capire e da applaudire. Un film che parla allo spettatore con il tourbillon visivo che esplode dallo schermo e col suo racconto sulla crisi di identità di Riggan Thomson, un uomo che prende coscienza di sé; un film che si basa sul senso della messinscena teatrale e filmica, sul mondo fatuo della fama; parte subito forte con la meditazione di Riggan che fluttua nell’aria pensando alla sua vita passata per poi ritrovarlo in un teatro di Broadway dove sta mettendo in scena “di cosa parliamo quando parliamo d’amore” di Raymond Carver e da dove partono i battibecchi con Mike (Ed Norton), una gara di bravura tra i due; ma tutto il cast è strepitoso in questo film che sorprende e fa riflettere perché è un potente messaggio su ciò che è vero e su ciò che è falso, sulla vita e sul palcoscenico fino alla metamorfosi finale del protagonista. Un film che vale la pena di vedere.
DANIELA MEROLA