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L’OCCHIO DIETRO LA PARETE (1977) di Giuliano Petrelli

Creato il 04 agosto 2010 da Close2me

occhio dietro la pareteAttore per Lattuada, Vancini e Di Leo, Giuliano Petrelli (alla sua prima ed unica prova registica) elabora una vicenda dai toni fortemente morbosi e decadenti, volutamente criptica, considerabile a tutt’oggi una delle opere più strane, ineguagliabili e singolari del grande cinema di genere italiano che fu.
“Lo scrittore Ivano è rimasto paralizzato dopo un terribile incidente automobilistico in cui ha perso la vita suo figlio. Ora Ivano vive insieme alla giovane Olga e ha preso l’abitudine di spiare con un sofisticato sistema di sorveglianza gli inquilini dell’appartamento adiacente al suo, che lui stesso affitta. Quando Arturo, il nuovo inquilino, mostra di essere aperto ad eccentriche pratiche sessuali, Ivano decide di mandare Olga tra le braccia dell’ospite per placare la sua morbosa curiosità di voyeur. Ma Arturo nasconde un tremendo segreto…”
Colpevole secondo molti di lungaggini narrative e goffi intellettualismi (presenti soprattutto nei dialoghi di Fernando Rey/Ivano), L’occhio dietro la parete è meritevole al contrario di un’attenta riconsiderazione critica, al pari di titoli affini – con i dovuti distinguo, ovvio – di autori come Renato Polselli, Alberto Cavallone o Sergio Bergonzelli.
Più che una pellicola sarebbe opportuno riferirsi ad un’esperienza filmica, frutto di una riuscita, forse involontaria coesione fenomenica: innanzitutto le atmosfere stranianti degli interni, avvolte da un disturbante senso di morte, contraddistinte da sfacciatissime scenografie barocche. Nondimeno identificano le atmosfere le eccellenti partiture musicali del maestro Pippo Caruso, miscela suadente di sperimentazioni elettroniche ed avanguardia. Chiude il cerchio l’incisivo cast artistico, che spazia dal cerebrale Rey al fragile bisex John Phillip Law, passando per la bellezza arcana di Olga Bisera, il cui fascino predomina più volte sull’intera vicenda.
Il colpo di scena finale, per quanto semplice, spiazza autenticamente lo spettatore e chiude con invidiabile coerenza una pellicola che ha fatto della deviazione e del patologico il suo motivo portante. Nel suo genere, un piccolo incanto cinematografico da riscoprire.


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