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L'occidentale emancipata

Da Lanterna
L'occidentale emancipata

foto: flickr

Da Piattini, per la nuova rubrica sfashion, si parla di velo. E io, che con (un altro) velo ci ballo, non ho potuto esimermi dall'intervenire.
Al di là dell'imposizione del velo, su cui si è detto di tutto e su cui cambio opinione ogni 10 minuti, credo che ci sia da sfatare un mito. Ovvero il fatto che noi (occidentali) siamo giuste, emancipate, evolute, libere di fare ciò che vogliamo. Mentre loro vivono in una specie di Medioevo oscurantista e violento.
Cominciamo col dire che il problema non è la religione. La maggior parte degli indiani non è musulmana, ma induista o sikh, ma mi pare che le loro donne non se la passino bene: matrimoni combinati, guai se divorzi (già illuminate quelle famiglie che ti permettono di separarti se il marito ti picchia, e guai se ne cerchi un altro), i figli te li cresce la famiglia (anche se magari sta a centinaia di km da te). Per gli africani subsahariani, poi, la religione è del tutto secondaria rispetto all'appartenenza etnica e alle tradizioni a cui sono legati. E non mi sembra che i cristianissimi slavi abbiano molto più rispetto delle loro donne, dal momento che le statistiche europee sulla violenza alle donne sono completamente sballate dall'inclusione della Russia nel campo di ricerca (ve la ricordate quella storia delle principali cause di morte per le donne tra i 16 e i 45 anni?).
E faccio presente che, per tutti i popoli che ho citato, non c'è un dress code unico: in molte parti dell'India le donne possono mostrare senza problemi la pancia, cosa che da noi è considerata appropriata in discoteca e sulla spiaggia, mentre non mi risulta che nelle tribù africane dove le donne vanno a seno nudo ci sia tutta questa eguaglianza uomo-donna.
Quando guardiamo questi popoli, siamo giudici spietati: li consideriamo popoli da educare, da portare al nostro livello come se fossero inferiori. Il confronto ci fa sentire forti ed evolute. Salvo poi scoprire che non è proprio così.
Pensiamo, per esempio, alla divisione dei lavori tra uomo e donna. Siamo ben pronte a condannare le donne velate, se le vediamo cariche di borse mentre il marito ha le mani libere. Ma quante volte questa scena ci passa sotto il naso con interpreti italiani, quando addirittura non la viviamo noi?
Esempio n. 1, tratto dai miei ricordi: anni fa, avevo un amico che venerava i suoi genitori come un modello di vita coniugale. Ne aveva una stima incredibile, ben superiore a quella che ho io dei miei. Io però ho sempre solo intravisto sua madre e mai incontrato suo padre. Parlando di questa coppia ideale con un altro amico, che li conosceva bene, è saltata fuori quest'immagine: lei (una tipa minuta) passa con le borse della spesa davanti al bar dove è seduto il marito, il marito si alza e la segue ma senza minimamente accennare a prenderle una borsa, lei non glielo fa notare e non gli chiede nulla.
Esempio n. 2, tratto dall'osservazione delle coppie sulla spiaggia: in un buon numero di volte, vedo la donna tirarsi dietro tutte le borse del mare + eventuale bambino per mano, mentre l'uomo al massimo regge il giornale.
Esempio n. 3, ché se lo legge mia madre si incazza perché divulgo il fatti di famiglia: io, mia madre e i bambini stiamo andando a casa di mia madre per pranzo. Lei chiama mio padre, nel frattempo già rientrato, e gli chiede di mettere su l'acqua per la pasta in una specifica pentola, di cui gli indica le coordinate. Lui non trova la pentola descritta e lei si incazza, dicendogli di lasciar perdere ché farà lei.
Che cosa significano questi esempi, secondo me? Significano che le donne occidentali non sono molto diverse da quelle arabe: siamo talmente convinte di essere inferiori da scambiare il peso delle responsabilità per un'attribuzione di importanza e da credere che avere potere significhi fare tutto noi senza delegare.
Mi si dirà: ma da noi almeno il processo è in atto. Per carità, chi ben comincia è a metà dell'opera, ma l'opera non si completa da sola.
Quante ragazze italiane hanno problemi a uscire con le amiche perché il fidanzato è geloso? Quante donne italiane, prima di fare qualcosa per sé, si sentono in dovere di pensare prima alla famiglia (anche quando questo significa preparare la cena a marito e figli, come se potessero morire di fame)? Quante donne italiane si sottomettono a mariti violenti o prevaricatori "per il bene dei figli" o semplicemente perché non saprebbero come mantenersi altrimenti? Quante ragazze italiane hanno avuto più problemi a studiare rispetto ai fratelli maschi perché la famiglia non voleva saperle sole in una città lontana? Quante ragazze/donne italiane evitano di vestirsi in certi modi per non attirarsi le ire del padre/marito o semplicemente per non essere giudicate delle zoccole dalla vox populi? Quante donne italiane vengono perseguitate dall'ex fidanzato/marito, a volte fino alla morte?
Io spero che siano sempre meno, ma ce ne sono ancora tante. Il solo fatto che ci siano ci rende inadatte a scagliare la prima pietra contro le islamiche.
Ci sono ragazze musulmane che seguono le regole di vestiario imposte dai genitori per poter studiare liberamente: sono tanto diverse da quelle ragazze che vanno in convitti di suore pur di poter fare l'università in una città troppo lontana dal paesello?
Dopotutto, noi donne siamo abituate da sempre ad accontentare la famiglia: al figlio maschio si perdona tutto, ma la femmina non deve sgarrare. Poi possiamo parlare del fatto che in effetti le femmine corrono più pericoli dei maschi, nella nostra società. Ma già questo è indice di uno squilibrio che non ci dà il diritto di crederci emancipate. E non tiriamo fuori la solita storia degli stranieri che rendono insicure le città, per favore: io abitavo di fianco a un pub frequentato da tifosi di una squadra locale, gentaglia ignorante e volgare tanto quanto quelli che si ubriacano fuori dai call center. Avevo dei vicini senegalesi, tutti ragazzi che facevano chissà quali lavori da schifo (visti i loro orari), ma non mi sono mai sentita men che rispettata, nonostante vivessi sola e non conducessi certo una vita da monaca.
Mi si dirà: tu potevi scegliere se vivere da sola o no, spesso loro no. Ah sì? Io potevo scegliere? Quante ragazze conoscete che, senza nessuna impellenza logistica, vanno a vivere da sole in un monolocale da 20 mq e con la benedizione dei genitori? Io ne conosco ben poche, e nemmeno io sono tra quelle: per mia madre il fatto che vivessi sola era fonte di continua angoscia, ha "ceduto" solo perché avevo cominciato a lavorare per mio padre e anche lei capiva che vivere col tuo datore di lavoro è una cosa ben pesante.
Insomma, questo per dire che tutti, persino la sottoscritta paladina delle pari opportunità, viviamo sulla nostra pelle una cultura che tuttora discrimina le donne. Lo fa in modi più sottili o forse non ce ne accorgiamo perché ci siamo abituati. Un po' come col clima. Solo che il clima non dipende da noi.


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