Magazine Società
Non posso fare a meno di notare la differenza con cui l'Occidente si è mosso rispetto alle richieste di libertà di questi popoli: un orecchio, quello di noi occidentali, proteso all'ascolto solo a tratti, interessato a rapide soluzioni dei conflitti solo in determinati contesti e non in altri..e non credo ci sia bisogno di intuire le motivazioni di fondo di questo comportamento "a corrente alternata".
Allora ci si chiede cosa veramente siamo noi, quale sia il livello raggiunto dalla nostra civiltà rispetto alla tematica fondamentale dei diritti umani, dei principi di cui ci vantiamo agli occhi di altri popoli da noi definiti "arretrati".
Cos'è questa libertà che sbandieriamo quando più ci fà comodo: quella che ci spinge a portare guerre - su guerre esistenti - laddove rischiamo di perdere l'approvvigionamento di risorse energetiche? Quella che ci vuole protagonisti di negoziati - infiniti e spesso risolti in un nulla di fatto - in aree economicamente e politicamente strategiche? Quella che mette in secondo - o terzo - piano alcune informazioni e ne esalta altre, così da addomesticare e orientare la presunta capacità di scelta e giudizio autonomi di noi semplici cittadini? Quella che intende il mantenimento di una realtà acquisita per alcuni, a costo della non-libertà altrui?
Tutto questo lascia perplessi e probabilmente fà capire quanta strada dobbiamo ancora percorrere per aspirare a quell'idea di libertà che ha ispirato tante rivoluzioni, tante rivolte, tanti popoli affamati e oppressi in passato, nel presente e probabilmente anche nel futuro. E' forse insito nell'essere umano l'adagiarsi a compromessi "comodi" una volta raggiunti degli obiettivi: ma è anche insita nell'umanità la voglia di andare sempre oltre, sempre più avanti. Come uomini occidentali non possiamo dunque pensare di essere arrivati, nè forse avere la pretesa di salire in cattedra e insegnare troppo di democrazia e libertà: forse dovremmo acquisire maggiore umiltà nel nostor rapporto con "gli altri", forse dovremmo pensare a un lavoro multilaterale, a un ascolto più responsabile e più oggettivo, a cambiare anche il punto di vista sulla nostra ricchezza, sul fatto che forse - se tutti stanno meglio - stiamo meglio anche noi.
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