L’odore acido di quei giorni è un libro duro, gelido, granitico. A cavallo tra romanzo storico, poliziesco e noir, affonda le radici nella temperie politica della Bologna dell’inizio del 1977. La vicenda, ambientata a San Giovanni in Persiceto, nella provincia bolognese, è inserita nel calderone sociale dell’epoca, e narrata in gran parte attraverso l’espediente narrativo delle trasmissioni di Radio Alice, emittente libera che parla di scontri tra studenti e poliziotti, di colpi di pistola che esplodono ai cortei, di violenza e di paura, sulle cui frequenze il protagonista è sempre sintonizzato. I dialoghi sono rarefatti, il senso di pericolo e allarme è costante, il ritmo è serrato e incalzante; i personaggi sembrano non aspettarsi nulla dalla vita: dolenti, dilaniati dalla sofferenza, ma in maniera asciutta, rigida, glaciale, sono ingranaggi di una macchina che percorre l’Italia degli anni di piombo descrivendola con precisione fotografica e arrivando a risalire alla lotta partigiana e ai tristi anni del dopoguerra.
Paolo Grugni compone un romanzo intenso, toccante, avvincente, e riesce a non trascurare la trama gialla a scapito della contestualizzazione storica, ma a bilanciare con destrezza i due aspetti senza scadere nella pedanteria né nella mera lezioncina scolastica. Un romanzo consigliato a tutti: a chi ha vissuto gli anni Settanta e a chi ne ha solo sentito parlare.
Maria Di Piazza
Paolo Grugni, L’odore acido di quei giorni, Laurana editore, collana Rimmel, 2011, pp. 284, € 16,50