L’odore del legno e la fatica dei passi è l’autobiografia di Alberto Oliva, regista teatrale prestato alla scrittura. Quando si pensa ad un’autobiografia si pensa anche a un autore vecchio o a qualcosa di postumo. In questo caso, non è affatto così, perché Alberto Oliva è giovanissimo (classe 1985) e scoppia di vita, proprio come il suo libro. Attraverso il quale senti la gioia e la passione di chi è emotivamente e intellettualmente coinvolto in quello che fa, ed è capace, o almeno ci prova, a superare ogni pericolo e ostacolo che si intromette sulla sua strada – come quando l’attrice protagonista si ingessa la spalla e il braccio il giorno prima di andare in scena, e si riesce a sostituirla in extremis grazie ad amici e conoscenti e tanta volontà. Sicuramente in questo percorso Alberto ha incontrato persone che gli sono state estremamente d’aiuto – Mino Manni, con cui ha iniziato un vero e proprio sodalizio artistico, il professore Giorgio Canali, Paolo Bosisio, la sua fidanzata Nadia, e molti altri, che Oliva ringrazia, giustamente, per l’aiuto ricevuto e l’affetto reciproco – persone che, come lui, sono innamorate di quest’arte, o sono innamorate dei suoi progetti, e non si spaventano delle milleeuno difficoltà nelle quali si inciampa, non solo in questo mestiere, ma nella vita di tutti i giorni.
“Mentre mio fratello prosegue la gloriosa tradizione di famiglia laureandosi in ingegneria meccanica, mentre il mio compagno di banco al liceo dopo un master in economia lavora a Wall Street, mentre un altro studia cinese per cavalcare i mercati emergenti, io non solo resto in Italia, ma scelgo anche di fare teatro! E nemmeno come attore, faccio il regista…”.
Quando era piccolo Alberto Oliva si divertiva a creare spettacolini, fumetti e cartoni animati, short e lungometraggi, senza preoccuparsi della coerenza delle storie (cosa mai saranno l’unità aristoteliche di tempo e luogo) o del fatto che dovesse doppiare tutte le voci dei personaggi… dettagli, rispetto al sacro fuoco che lo ardeva.
Decidere di fare il regista di teatro è sicuramente una decisione verso una strada impervia e originale. Oltre al talento, la fatica (quella del titolo, parola a cui l’autore dice di essere “affezionato”): come quella che c’è dietro alla scelta da assistente alla regia volontario in più teatri contemporaneamente, in modo tale da poter respirare teatro, oltre che maneggiarlo e pensarlo. Una fatica e una strada impervia che, per sua fortuna e sua ammissione, sono state appoggiata dalla sua famiglia, che gli ha permesso di dedicarcisi, dopo la laurea e prima della prestigiosa Accademia Grassi (di cui ci tramanda i suoi affettuosi e simpatici ricordi, oltre che lodi). Consenso non scontato, visto che tanti sono i suoi amici e colleghi costretti a doppi/tripli lavori…
È stata Elena Petrassi, suo futuro editor, a lanciare ad Alberto l’idea di scrivere un libro sulla sua vita; idea stuzzicante che lui stesso dice di non aver mai avuto, ma che nella sua assurdità (“scrivere un’autobiografia a 28 anni?”) sembra essere sensata, oltre che stimolante. La sua scrittura è briosa, prorompente, schietta; più volte si ha la sensazione di essere di fronte ad Alberto, che ti sta parlando, raccontando la sua vita senza finzioni o giochetti, ma con candore, verità ed una buona dose di esaltazione, tratto credo distintivo della sua natura, insieme all’ottimismo, ad un essere positivo che non deriva da faciloneria, superficialità o fortuna, ma, anzi, dall’aver studiato una cosa a fondo, dal conoscerne i diversi aspetti, difficoltà e problemi, e dall’amarla profondamente, con tutto se stesso, e per questo, essere profondamente convinti nel professarla e assecondarla. E per questo evidente e sincero, puro amore, che gli perdoni alcune facilonerie, qui sì, della scrittura, a volte un po’ troppo dialogica, ma piccolo difetto rispetto al benessere generale dell’opera.
La fatica paga, questo è quello che l’esperienza di Oliva insegna. Perciò basta lamentarsi e basta preoccuparsi, attività di cui lo scrittore e regista l’italiano medio e gran parte di quelli della sua generazione. Resto in Italia e faccio teatro è il sottotitolo del libro ed è la sua scelta e filosofia di vita, scritto dopo anche l’intervento vicino al cuore che tanto fa assomigliare la sua vita allo scespiriano (onnipresente nel libro e nella testa dello scrittore) Mercante di Venezia. Ventotto anni sembrano niente sulla carta, ma sappiamo bene che in realtà sono le esperienze a fare un uomo – e le parole, sui fogli a fare un libro.
Alberto Oliva, L’odore del legno e la fatica dei passi, Atì, € 18, 2013