Martedì 03 Settembre 2013 14:54 Scritto da Mira Birone
Mentre aspettavo l'ora di sgattaiolare fuori seguivo il raggio di sole che entrava dagli scuri accostati da mia mamma, che pensava dormissi, invece rilassatissima odoravo il sole che mi portava odore di polvere pulita formata dalla terra frantumata dagli zoccoli dei buoi passati al mattino, quando la terra era ancora umida dalla notte mentre le ruote del carro l'incidevano profondamente formando un binario dal fondo e pareti lisce, lucide.
Ancora odoravo il mio raggio amico che mi portava odore del vecchio legno degli scuri riverniciati decine di volte e ormai irrimediabilmente screpolati e ruvidi come la pelle di un elefante sotto il sole e per ultimo, battendo il mio raggio sul materasso riempito di foglie secche delle pannocchie del granturco, emanava pure quello un odore di caldo sole estivo.
Finalmente, quando ero sicura che nella grande casa dei miei nonni tutti dormissero, sgusciavo via dalla mia camera e scendevo in strada, deserta per l'ora della siesta, e camminando a piedi nudi sui solchi incisi dalle ruote battendo leggermente i piedi, sgretolandosi il terreno sbuffava tra le mie dita come un impalpabile talco dorato, era quello un momento tutto mio dolce e coccoloso.
Allora andavo su e giù finché arrivano altri bambini, primo mio cugino Carlo, e di corsa ci gettavamo in mezzo i campi di mais dalla piante alte più di noi e ancora li l'odore del sole si sentiva emanare tra le foglie calde , si arrivava trafelati e ridenti al torrente dove supini si seguiva il nuoto a scatti dei girini, ancora li si percepiva il profumo del sole ma stavolta odoroso di fresco perché filtrante tra le foglie di betulla e piante acquatiche, era tutto così meravigliosamente dolce e appagante quel momento da dover ringraziare il sole, la vita e la natura.