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L’ Olio Terra d'Otranto a denominazione d’origine protetta D.O.P.

Da Antoniobruno5
L’ Olio Terra d'Otranto a denominazione d’origine protetta D.O.P.L’ Olio Terra d'Otranto a denominazione d’origine protetta D.O.P.
Ho incontrato Antonio Rollo nella sede del Consorzio Tutela Olio Terra d'Otranto DOP in Via Giuseppe Petraglione nei pressi della Camera Di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Lecce. Il Prof. Antonio Rollo è presedente del Consorzio, riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali con Decreto del 22/07/2003, che svolge prevalentemente attività di tutela e promozione dell'Olio Extra Vergine certificato a DOP Terra d'Otranto e della stessa denominazione d'origine. L'attività è completata dalla vigilanza nella fase della commercializzazione.
Antonio Rollo figlio di coltivatore diretto
Lui è figlio di un coltivatore diretto che aveva ereditato dal padre l’azienda che adesso Antonio Rollo dirige che è presente nel settore della viti-olivicoltura sin dal 1859 ed è specializzata nella produzione di oli e vini di alta qualità.
L'azienda è situata in agro di Veglie (Lecce) ed è costituita da 20 ettari di uliveto con circa 3000 piante di ulivo e 10 ettari di vigneto.
I vigneti e gli uliveti dell'Azienda sono iscritti negli Albi previsti dai Disciplinari di Produzione del Vino Rosso DOC "Salice Salentino" e dell'Olio Extravergine di Oliva a Denominazione di Origine Protetta "TERRA D'OTRANTO".
Antonio Rollo è stato per 35 anni a scuola
Ha insegnato ma non ha perduto l’amore per questa terra e per l’agricoltura. Più volte si è chiesto come mai nei secoli i nostri padri del Salento leccese abbiano scelto due sole cultivar la ogliarola leccese e la cellina di Nardò per coprire 85mila ettari di terreno con 9 milioni di giganti del mediterraneo che fanno parte di quella che io definisco la foresta degli ulivi del salento leccese.
Perché si sono affermate nel Salento leccese l’ogliarola leccese e la cellina di Nardò?
Gli scienziati l’hanno scoperto e sono motivi importanti che hanno fatto affermare queste cultivar infatti il Salento leccese è la terra tra i due mari ovvero l’Adriatico e lo Jonio che diano l’uno e l’altro non più di 10 chilometri dagli oliveti. L’ogliarola leccese e la cellina di Nardò sono delle cultivar così rustiche da resistere alle condizioni climatiche favorevolissime allo sviluppo dei parassiti dell’olivo. Resistono perché la drupa ovvero il frutto dell’olivo è un oliva di piccole dimensioni del peso di circa un grammo che appunto poteva resistere alle avversità ottenendo un olio di ottime caratteristiche organolettiche.
Antonio Rollo negli anni 80 subentra al padre nella guida dell’azienda
Immediatamente passa dalla raccolta delle olive da terra a quella dall’albero ottenendo un olio dal profumo eccezionale e dal sapore gradevolissimo. Un olio dal fruttato medio con sentori erbacei (erba appena sfalciata) e qualche volta di cicoria selvatica. Antonio Rollo poi distingue le due varietà infatti mi dice che l’ogliarola leccese ha un sapore più o meno intenso che passa dalla foglia di carciofo al cardo sono al carciofo vero e proprio e la cellina di Nardò che ha sapore di pomodoro e foglia di pomodoro.
Dalla cellina di Nardò hanno ottenuto l’olivotto
Infatti le olive del salento leccese sono diventate anche il dessert ideale per celebrare la nascita di Gesù Bambino. Lo chef Andrea Serravezza e il maitre Massimo Gaetani hanno brevettato un panettone alle olive celline di Nardò che si i chiama Pan d’Olivotto
Alla Gazzetta del Mezzogiorno lo chef Andrea Serravezza ha dichiarato: «Ne sono stati realizzati in poco più di un mese circa 3.500 pezzi solo in tutta la Puglia, il Gambero Rosso, il Sole 24 ore, il Tg 5, Radio 24 ed altre testate nazionali ed internazionali hanno parlato di noi e del nostro prodotto. Ormai il Pan d’Olivotto è diventato l'oggetto dei desideri come regalo per il prossimo Natale». Ma la dichiarazione più importante dello chef è sulla nostra oliva cellina di Nardò di cui dice: «La Cellina salentina è versatile, è adatta per le preparazioni salate ma abbiamo scoperto essere una base ideale anche per i dolci. E le sue potenzialità sono ancora tutte da scoprire». Il presidente Antonio Rollo precisa che per ottenere l’olivotto le olive della varietà cellina di Nardò devono essere raccolte quando il frutto è molto maturo, lui afferma che le olive devono essere nere perché è solo allora che le celline hanno i sapori dei frutti di bosco.
I numeri della produzione di olive.
La produzione mondiale di olio di oliva nel 2005 è risultata pari a circa 25 milioni e700mila quintali, di cui 19milioni e 275mila, che rappresentano i tre quarti della produzione mondiale, si concentrano nell’Unione Europea. Gli altri paesi produttori del Mediterraneo sono Siria, Turchia, Giordania ed il Nord Africa che nel complesso producono 5mioni e 654mila quintali che coprono un altro 22% della produzione mondiale. In ambito comunitario la Spagna detiene il primato in termini di produzione (43%) con un andamento produttivo crescente rispetto agli anni novanta. Seguono Italia (33%) e Grecia (22%).
I numeri della produzione di olive del Salento leccese.
Nel mondo si producono 25 milioni e700mila quintali ovvero il 100% della produzione, in Italia 8milioni 481mila quintali che corrispondono al 33% della produzione mondiale in Puglia si producono poco più di 2milioni e 300mila quintali che rappresentano l’8,95% della produzione mondiale e infine il Salento leccese che sarebbe poi la Provincia di Lecce, sino a quando la lasceranno nei confini che prevede l’architettura istituzionale odierna, produce 613mila quintali di olio d’oliva e solo il Salento leccese rappresenta il 2,39% della produzione Mondiale di olio d’oliva.
Ma quanto vale l’olio del Salento leccese?
La contabilità nazionale del settore olivicolo italiano secondo Mario Adua del Servizio Agricoltura dell'Istat (Tel. +39 065431129 e-mail: [email protected]) per il 2008 è stata di 1,77 miliardi di euro il valore dell’olio prodotto e contabilizzato nella branca agricoltura che insieme al valore delle olive in complesso (comprese le sanse), pari a 0,23 miliardi, da un valore corrente complessivo ai prezzi di base pari a 2,0 miliardi di euro. Insomma gli 8milioni 481mila quintali prodotti in Italia valgono 2miliardi di euro!
E sapete quanti sono i soldi che dovrebbero restare agli 89mila ettari del Salento leccese? Ebbene i 613mila quintali di olio d’oliva e solo il Salento leccese valgono poco meno di 145 milioni di Euro! Ovvero in media un ettari di oliveto da poco più di 1.600 euro ad ettaro. Che è troppo poco per i prezzi di produzione che abbiamo.
C’è il problema dell’abbandono e della mattanza degli olivi
Se non facciamo qualcosa la nostra olivicoltura rischia il collasso e allora nonostante la campagna di sensibilizzazione per scongiurare gli espianti di oliveti promossa da Angelo Amato di Olivinopoli insieme a Oreste Caroppo e Alfredo Melissano del Forum Ambiente e Salute e da Marcello Seclì di Italia Nostra assisteremo alla mattanza degli 89mila ettari di oliveto dopo aver assistito inermi alla mattanza dei 60mila ettari di vigneto del Salento leccese.
Ma di questo scriverò nella seconda parte dell’intervista al prof. Antonio Rollo Presidente del Consorzio Tutela Olio Terra d'Otranto DOP
di Antonio Bruno

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