La memoria è importante. Soprattutto la memoria storica. Perché? Almeno per capire che il progresso temporale, il mero svolgersi della cronologia del mondo, spesso non corrisponde a istanze di un progresso “culturale” in senso ampio.
Ricordare cosa è stato l’Olocausto, anche se appare più proprio dire Shoah, è importante. Questa è l’idea alla base del progetto New Dimensions in Testimony, promosso dalla collaborazione tra USC Shoah Foundation e USC Institute for Creative Technologies: rendere eterna, attraverso la presentazione di "ologrammi interattivi", la testimonianza di molti sopravvissuti a quella “soluzione finale della questione ebraica”, follia tra le molte che hanno punteggiato, per non dire caratterizzato, l’intera storia dell’umanità.
Come? Registrando le testimonianze e facendone degli avatar olografici. In breve: il testimone viene intervistato e l’intervista viene registrata utilizzando la Light Stage Technology, che permette di ottenere una riproduzione fedele dell’intervistato, osservabile da molte angolazioni.
Un’ulteriore sfida è rappresentata dalla possibilità di interagire direttamente con l’ologramma, ponendo delle domande; non è come una testimonianza “di prima mano”, certo, ma se pensiamo a un tempo più lontano, ci rendiamo conto di quanto uno strumento del genere potrà essere prezioso, a livello didattico, e non solo.
In qualche modo sembra di rileggere, seppur al contrario, il racconto di Isaac Asimov Chissà come si divertivano, del 1951. Chissà come si divertiranno.
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