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L'ONESTA' DEL MOLOCH (ovvero) Della beata nientitudine -16-

Da Nivangiosiovara @NivangioSiovara
 suddivisione.suddivisione dei compiti. compiti a casa. casa e chiesa. Chiesa e stato
L'ONESTA' DEL MOLOCH     (ovvero) Della beata nientitudine -16-Fu poco prima, o poco dopo - non ricordo con esattezza, come se avesse un senso differenziare con grande precisione la cronologia di tutte le stratificazioni dell'allOra - diremo dunque che avvenne più o meno nello stesso periodo in cui iniziarono le spedizioni di Imix, che l'agnello di Ik - e quindi anche di Imix - si ammalò. Non si ammalavano tutte nello stesso modo e/o momento, queste creature, tutte arrivavano intonse, incartate, nuove alla destinazione, poi era la destinazione ad assegnare loro la malattia più idonea all'habitat. Una diversa alimentazione, un trattamento peggiore, persino un panorama non adatto o delle carezze date senza vero affetto, potevano accelerare o rallentare il decorso o l'insorgere di quello specifico tipo di malattia. Comunque, ci volle poco. Gli si sostituì l'organo malato, poi anche un altro, tutte quelle parti sfortunate che andavano guastandosi l'una dopo l'altra gli vennero cacciate dentro nuovenuove cosicché l'agnello tornò ad essere quello che era al momento della consegna (più i ricordi, più l'odore dell'habitat). Dando anche l'impressione, diciamocelo, che si buscasse una nuova malattia subito dopo essere guarito da quella precedente solo per poter completare la lista degli organi nuovi. Quasi che le malattie gli servissero per ritornare alla copia originale, per essere ancora quell'animale intatto e riconoscibile dalla sua comunità. Ma proprio quando ormai non aveva più un solo pezzo ancora in grado di pigliarsi un accidente, si ammalò la madre di Ik (e di Imix). La potenza della scienza, della medicina, di fronte a certe cose alza le mani. Si temette seriamente per la sua vita. Il padre di Ik - e di Imix - disperato, chiese al medico cosa si potesse fare per salvarla e quello gli rispose: Se ha un dio è meglio che lo usi. Così Ik chiese a suo padre cosa volesse dire e lui gli rispose: Prega, Ik. (Seguì: lungo silenzio). Nessuno di noi aveva mai pregato né sapeva da che parte incominciare, così chiedemmo consiglio a mia madre, che di queste cose se ne intendeva. Lei ci rispose che esistevano diverse formule per pregare diversi déi, ma serviva fede in uno di loro perché la cosa funzionasse - uno qualsiasi andava bene, ma non lo si poteva scegliere così, all'occorrenza, un bel giorno - o che almeno conoscessimo un sacerdote di un qualche culto da usare come tramite, verso il quale riponessimo tutta la nostra fiducia. Beh, niente di tutto questo. Finché scoprimmo che uno dei nostri miti, l'uomo degli agnelli, era un sacerdote. Ed ecco, portava gli animali al tophet del Moloch, una potente divinità a cui si sacrificava. Imix, in qualità di fratello di tutti, fece una certa propaganda: riunimmo i nostri agnelli ed aspettammo l'uomo. Udimmo i campanelli, la nebbia si squarciò, Lui apparve, ci "tra"-guardò per un attimo, poi, con un cenno della mano invitò Arianna e gli altri a seguirlo. Quando risalimmo la scia delle cacche (tra le quali riconobbi quelle di Arianna e quelle nuove, scintillanti, dell'agnello di Ik), giungemmo finalmente al solito recinto. Anche stavolta vuoto. La mamma di Ik guarì. 

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